martedì 24 marzo 2020

Il sogno, la visione nel Medioevo e nell'antichità

Il sogno, la visione nel Medioevo e nell'antichità.
Nel 1900 la complessità del mondo onirico e delle sue funzioni trova spazio ne L’interpretazione dei sogni di Freud. 
Il padre della psicoanalisi attribuisce al sogno il valore di desiderio inconscio inespresso, una sorta di flusso di
coscienza che funge da materiale onirico durante la fase REM del sonno. 
Il sogno diventa così un prodotto psichico individuale, dotato di un significato nascosto da elaborare; è la forma “altra” del proprio vissuto che avviene anche durante la veglia.Lo psicanalista Jung definisce “grandi sogni” quelli di cui enfatizza la caratteristica di porsi come vere e proprie premonizioni. L’Uomo, fin dai tempi più antichi, si è interrogato sul significato del sogno e lo ha vissuto come un fenomeno importante tanto quanto la realtà quotidiana, illuminante la stessa realtà quotidiana. Se, come si crede, alcune immagini, a noi pervenute da tempi remoti, dalla Preistoria, fossero di origine onirica, le grotte di Lascaux, in Aquitania, rappresenterebbero una testimonianza di attività onirica risalente addirittura al Paleolitico superiore.
Nel Medioevo, e in modalità diverse anche nell’Umanesimo, la visio in somniis, costituisce un topos, un meccanismo retorico e narrativo in grado di conferire validità a un episodio. Altri tòpoi sono: 
•il locus amoenus (Bucoliche Virgiliane) o locus horridus (l’ Inferno dantesco o il VI° libro dell’Eneide); 
•il saluto salvifico della donna amata; 
•il viaggio (Odissea, l’Eneide, Commedia) 
•la selva, la foresta (uno dei temi più mutevoli della letteratura di tutti i tempi).
Il sogno è, insomma, un fenomeno appartenente al mondo del divino, dell’oltre-uomo e, come tale, deve essere considerato attraverso rituali e tecniche di interpretazione ad opera di ministri del culto. Il primo approccio ai sogni di natura organicistica, con ampio spazio lasciato alla descrizione dell’anatomia umana ed al momento onirico inteso come atto cognitivo, si deve al filosofo Artemidoro di Efeso, autore, nel II secolo d.C., dell’Oneirocritica. Un attento studio del sogno, analizzato sullo sfondo della Commedia, fa scorgere non solo la definitezza dei significati espressi attraverso il mezzo onirico, ma anche gli stretti legami esistenti tra il sogno e il contesto poetico di cui è parte.Il sogno appare spesso nella Commedia come profetico. I più noti esempi sono i tre sogni premonitori che Dante fa sul monte del Purgatorio prima dell’alba, secondo la credenza dei pensatori antichi e medievali, in base alla quale si riteneva che i sogni fatti al mattino fossero maggiormente corrispondenti al vero. Così l’autore si scopre vero e proprio “uomo del suo tempo”, poiché sono molti gli elementi del mondo medievale introdotti nei suoi testi; basti pensare che Dante nel passaggio dall’Antipurgatorio al Purgatorio si serve proprio di questo espediente, non solo per dare una svolta alla scrittura ma anche per sottolineare il passaggio in un contesto diverso, ovvero l’ingresso nel Purgatorio. Il concetto di sogno per Dante non è sempre positivo, talvolta è risolto negativamente. Il “sogno” ha da sempre fascinato l’uomo per il suo potere arcano. Il “sogno” viene testimoniato e descritto per la prima volta nell’antico Oriente e più esattamente nella biblioteca del Re Assurbanipal in Ninive, dove nel 1853 archeologo assiro Hormuzd Rassam scopre l’Epopea di Gilgamesh su una serie di tavole di argilla, incise con caratteri cuneiformi e risalenti al 2600 a.C. Nel 1870 l’Epopea di Gilgamesh è tradotta in inglese dall'assiriologo George Smith ed è oggi conservata nel British Museum di Londra. Nell’epopea si racconta che Gilgamesh, re di Uruk, incontra nel sogno il semidio Eabani-Enkidu, suo gemello. E’ interessante notare come la descrizione dell’attività onirica venga associata ad una testimonianza oniromantica (interpretazione-significato divinatorio). Il passo ricorda il rito della Incubazione, consistente nell’addormentarsi in un templum – un luogo sacro – per provocare un sogno di alto valore simbolico.
La visione e il sogno nel Medioevo e nell'antichità.
Sacrale e profetica è invece l’atmosfera che circonda l’attività onirica nella Bibbia: celeberrimo è l’episodio di Giuseppe che interpreta il sogno del Faraone come un segno inviato direttamente da Dio.
Nell'Antico Testamento esistono interpreti della volontà divina come Giuseppe, Gedeone, Samuele ecc.. Essi hanno la capacità di leggere i segni del volere divino anche attraverso i sogni, ma gli stessi interpreti devono esserne ispirati. Il sogno è insomma un veicolo di valori, una matrice di sistemi mitici, come pure di modelli artistici. È “significativo che nelle culture tradizionali ed arcaiche, anche ove il sogno non sia in sé guardato come speciale dono spirituale, lo è invece la sua interpretazione”, poiché il sogno è portatore di destino individuale. Ma che cos’è veramente il sogno? Il sogno è un fenomeno psichico. E’ un evento che riguarda la psiche. Il termine “psiche” si trova per la prima volta in Omero, associato all’anemos – il soffio vitale. L’idea sfumata della psiche come anima si protrae nella storia finché all’anima non viene associata addirittura la sfera dell’etica: già in Omero i morti non possono essere toccati poiché la loro coscienza è di natura non materiale. E’ solo con il Cristianesimo e con il valore dell’Io nell’esperienza numinosa individuale, che il concetto di anima si trasforma nell’unico elemento che ha valore per l’Uomo, in quanto l’uomo è l’unico dotato della qualità dell’infinitezza, al pari di Dio. 
Il processo di desacralizzazione del sogno inizia nel mondo occidentale con le riflessioni di Cartesio, quando si comincia a vedere la visione onirica come illusoria. Il sogno ha sempre avuto valore di presagio, con un ventaglio di interpretazioni che vanno dalla morbosità allucinatoria alla rivelazione divina del futuro. 
Il modo in cui si organizza la vita materiale e sociale ha sempre riflessi sul modo in cui gli uomini pensano e si rappresentano la realtà. 
Nel caso della civiltà medievale la struttura sociale gerarchica, statica e l’economia chiusa, che ignora lo scambio, trovano un evidente corrispettivo in una visione prettamente stabile della realtà intera. Tale visione è permeata profondamente dalla religiosità cristiana che domina la civiltà medievale. L'ordine del creato, in quanto provvidenziale e voluto da Dio, è ritenuto perfetto e immutabile. Nel Medioevo, tuttavia,   essere cristiani non significa alla lettera avere la stessa fede, credere cioè alle stesse cose, ma piuttosto partecipare alla medesima atmosfera mentale, condividere la stessa visione del mondo. Dunque l'elemento che accomuna tutti gli uomini del Medio Evo è la religiosità, tanto che Marc Bloch, storico francese, li definisce un "popolo di credenti". - “Popolo di credenti, si dice volentieri, per caratterizzare l’atteggiamento religioso dell’Europa feudale. Se si intende dire così che qualsiasi concezione del mondo da cui fosse escluso il soprannaturale restava profondamente estranea agli spiriti di quell’epoca; che, più precisamente, la loro visione dei destini dell’uomo e dell’universo si inscriveva quasi unicamente nel disegno tracciato dalla teologia e dall’escatologia cristiana, nelle loro forme occidentali, nulla di più esatto.” - Certamente tipica di tutto il Medio Evo è una visione metafisica del mondo: "Tutto è permeato dalla religione", come sostiene lo storico Hauser. L'uomo del Medio Evo, quindi, avverte profondamente il rapporto col soprannaturale per cui il mondo sensibile-visibile è permeato di spirituale ed è sempre posto a confronto con quello invisibile, anzi il mondo terreno è considerato il segno e il riflesso del mondo spirituale. I confini tra il sogno e la realtà sono molto sfumati: visioni, miracoli e apparizioni sono fenomeni comuni con cui l’uomo medievale convive quotidianamente. 14. La verità ultima è solo in Dio e l'uomo su questa terra può solo avvicinarsi ad essa, coglierne un'ombra o un riflesso, mai afferrarla interamente. Come già San Paolo scrive nella 1° Lettera ai Corinzi:" Videmus nunc per speculum in aenigmate, tunc autem facie ad facies”. (Ora vediamo come in uno specchio oscuro, ma allora vedremo faccia a faccia).

giovedì 13 febbraio 2020



Pubblicato su Il Sorpasso di Montesilvano: Il Sorpassoilsorpassomts.com, ottobre 2019

L'ebrea Natalia e il Crocefisso

(tratto da «Quella croce rappresenta tutti», di Natalia Ginzburg, L'Unità, 22 marzo 1988)
Natalia Levi, ebrea, nasce a Palermo nel 1916. Il padre, Giuseppe Levi, noto scienziato triestino, è un antifascista che viene imprigionato durante il regime.
La famiglia Levi si trasferisce a Torino quando Natalia è ancora bambina e frequenta scuole in cui purtroppo è emarginata perché ebrea e figlia di un antifascista. Così, già adolescente, trova conforto nella scrittura. Le sue prime opere risalgono all’inizio degli anni Trenta, quando sono pubblicate sulla rivista Solaria. Nel 1938 sposa Leone Ginzburg, grande letterato italiano, anch’egli ebreo, figlio di una famiglia di immigrati russi. Natalia prende così il cognome del marito, con cui firma la sua produzione letteraria, divenendo famosa. Sempre grazie al marito stringe contatti con i maggiori intellettuali antifascisti torinesi che, all’epoca, ruotano attorno alla casa editrice Einaudi.
Dopo la promulgazione delle “leggi  fascistissime” la sua famiglia vive situazioni di emarginazione ed esclusione. Nel 1940 la scrittrice, assieme al marito, viene mandata al confino in Abruzzo, a Pizzoli (Aq), dove resterà per tre anni. Nel racconto Inverno in Abruzzo definisce quel periodo come “il tempo migliore della mia vita“. Lascia il confino nel 1943 su un camion di tedeschi che ne ignorano l’identità e che sono diretti a Roma.
Ricordo la scrittrice ebrea in seguito al clamore suscitato recentemente dalle esternazioni di qualche nostro politico sul Crocefisso a scuola.

Natalia Ginzburg già nel lontano 1988, collaborando con l’Unità e riferendosi al mondo ebraico, scrisse:

- “Dicono che il crocifisso deve essere tolto dalle aule della scuola. Il nostro è uno stato laico che non ha diritto di imporre che nelle aule ci sia il crocifisso. La signora (….), insegnante a Cuneo, aveva tolto il crocefisso dalle pareti della sua classe.  Le autorità scolastiche le hanno imposto di riappenderlo. (.…) 

Per quanto riguarda la sua propria classe, ha pienamente ragione. Però a me dispiace che il crocefisso scompaia per sempre da tutte le classi. Mi sembra una perdita. Tutte o quasi tutte le persone che conosco dicono che va tolto. Altre dicono che è una cosa di nessuna importanza.
I problemi sono tanti e drammatici, nella scuola e altrove, e questo è un problema da nulla.
E’ vero. Pure, a me dispiace che il crocefisso scompaia. Se fossi un insegnante, vorrei che nella mia classe non venisse toccato. Ogni imposizione delle autorità è orrenda, per quanto riguarda il crocefisso sulle pareti. Non può essere obbligatorio appenderlo. Però secondo me non può nemmeno essere obbligatorio toglierlo. Un insegnante deve poterlo appendere, se lo vuole, e toglierlo se non vuole.Dovrebbe essere una libera scelta. Sarebbe giusto anche consigliarsi con i bambini. Se uno solo dei bambini lo volesse, dargli ascolto e ubbidire. A un bambino che desidera un crocefisso appeso al muro, nella sua classe, bisogna ubbidire. (…)" -


Il Crocefisso non insegna nulla? Tace? L'ora di religione genera una discriminazione fra cattolici e non cattolici?

Così continua Natalia Ginzburg: - “Ma il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. E' l'immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l'idea dell'uguaglianza fra gli uomini fino allora assente.

La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? Sono quasi duemila anni che diciamo "prima di Cristo" e "dopo Cristo". O vogliamo forse smettere di dire così?
Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. E' muto e silenzioso. C'è stato sempre. Per i cattolici, è un simbolo religioso. Per altri, può essere niente, una parte del muro. E infine per qualcuno, per una minoranza minima, o magari per un solo bambino, può essere qualcosa di particolare, che suscita pensieri contrastanti. I diritti delle minoranze vanno rispettati. Dicono che da un crocifisso appeso al muro, in classe, possono sentirsi offesi gli scolari ebrei. Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato, e non è forse morto nel martirio, come è accaduto a milioni di ebrei nei lager?"-
E in quel Cristo crocifisso non “incontriamo” forse un altro uomo innocente, perseguitato, screditato, venduto, condannato, rintracciabile ad ogni latitudine?
Ancora Natalia: - “Il crocifisso è il segno del dolore umano. La corona di spine, i chiodi, evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino.Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l'immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo. Chi è ateo, cancella l'idea di Dio ma conserva l'idea dei prossimo. Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c'è immagine. "
E' vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti?
Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei e neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà fra gli uomini. E di esser venduti, traditi e martoriati e ammazzati per la propria fede, nella vita può succedere a tutti. A me sembra un bene che i ragazzi, i bambini, lo sappiano fin dai banchi della scuola”. -

Ma che significato ha quella Croce? Che cosa rappresenta?

-“Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto o accade di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l'idea della croce nel nostro pensiero. Tutti, cattolici e laici portiamo o porteremo il peso di una sventura, versando sangue e lacrime e cercando di non crollare. Questo dice il crocifisso. Lo dice a tutti, mica solo ai cattolici. Alcune parole di Cristo, le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente. Cristo ha detto "ama il prossimo come te stesso". Erano parole già scritte nell'Antico Testamento, ma sono divenute il fondamento della rivoluzione cristiana. Sono la chiave di tutto. (….)
E' tolleranza consentire a ognuno di costruire intorno a un crocifisso i più incerti e contrastanti pensieri.”-
F.to          Gabriella Toritto


Fonte: «Quella croce rappresenta tutti», di Natalia Ginzburg, L'Unità, 22 marzo 1988
ripubblicato da Il Giornale dell’Umbria, 28/10/2003

sabato 8 febbraio 2020

FORMAZIONE e PROFESSIONE
A.a. 2019/20 Università della Terza Età, 21/01/2020 Pescara 
1. TITOLI CULTURALI
-Laurea in Lettere conseguita presso l'Università agli Studi di - Roma
-Corso universitario di perfezionamento: “Psicologia e psicopatologia in Adolescenza”, c/o le Scuole di Specializzazione dell’Università degli Studi di Chieti
-Diplomi 1°-2°-3° livello, quale applicatrice del Metodo di apprendimento mediato P.A.S.- del Prof. R. Feuerstein, conseguiti c/o l’IRFED Nazionale di Roma e autorizzati dal M.P.I. – Ufficio Programmazione ---Studi con Decreto Dirigenziale 19.12.1996 Prot.N. 5180/A/6
-Vincitrice del Concorso Ordinario per Titoli ed Esami, bandito dalla S.S.di L’Aquila il 30/10/82, Classe A043.
-Abilitazione nel concorso di Scuola Materna, Decreto Prot. n. 273 del 25/03/1986 - Registrato c/o Corte dei Conti 15/04/1986 L’Aquila.

2. INCARICHI PROFESSIONALI
-Referente della Consulta Provinciale degli Studenti di Chieti, di Educazione alla Salute, di Scuola e Legalità, di Raccordi Interistituzionali, di Immigrazione, di Pari Opportunità c/o l’U.S.P. di Chieti.
-A.a. 2019/20 Università della Terza Età. Pescara. Associazione Cultura e Terza Età. Pescara – Lezione: "Umanesimo e Rinascimento"
Apertura A.a. 2019/20 - Università della Terza Età 
Associazione Cultura e Terza Età -Città di Pescara
-A.a. 2019/20 - 21 gennaio 2020 Università della Terza Età. Pescara. Associazione Cultura e Terza Età. Pescara – Lezione: "Eugenio Montale"
-A.a. 2018/19 - 02 aprile 2020 Università della Terza Età. Pescara. Associazione Cultura e Terza Età. Pescara – Lezione: “La Grande Guerra. Dai trattati di pace alla resa di Fiume”
A.a. 2018/19 Università della Terza Età, Pescara:
“La Grande Guerra. Dai trattati di pace alla resa di Fiume”
-A.a. 2017/18 Università della Terza Età. Pescara. Associazione Cultura e Terza Età. Pescara – Lezione: “La visione, il sogno nel Medioevo”
-A.a. 2016/17 Università della Terza Età. Pescara. Associazione Cultura e Terza Età. Pescara-Pianella – Lezioni: Federico II di Svevia
-A.a. 2015/16 Università della Terza Età. Pescara. Associazione Cultura e Terza Età. Pescara-Pianella – G. D’Annunzio politico.
-A.a. 2014/15 Università della Terza Età. Pescara. Associazione Cultura e Terza Età. Pescara-Pianella – I F.lli Rossetti
-A.a. 2013/14 Università della Terza Età. Pescara. Associazione Cultura e Terza Età. Lezioni su G. Ungaretti: ’Vita d’un uomo’
-A.a. 2012/13 Università della Terza Età. Pescara. Associazione Cultura e Terza Età. Lezioni su Carducci: "Le epistole".
-A.a. 2011/12 Università della Terza Età. Associazione Cultura e Terza Età. Pescara. Lezioni sui Linguaggi espressivi.
-A.a. 2010/11 Università della Terza Età. Pescara. Associazione Cultura e Terza Età. Lezioni sul Linguaggio cinematografico.
-Convegno provinciale A.G.E. - GENITORI e SCUOLA - RILANCIARE la CULTURA della CONDIVISIONE "Famiglia e Scuola: una possibile integrazione" Pescara, 21 Marzo 2011
-CONVEGNI ideati e organizzati, in qualità di docente comandata, assieme all’Uff. Scol. Prov. di Chieti, all’Ufficio Territoriale del Governo di Chieti, alla Polizia di Stato – Questura, alla Provincia e al Comune di Chieti (l'ideazione, la progettazione, l'organizzazione e la grafica dei convegni e seminari sono stati da me realizzati):
-Convegno “La voce dei bambini …” a.s. 2008/2009 www.csachieti.it
Convegno "La voce dei Bambini" Festa della Polizia di Stato a.s. 2008/09
-Convegno "Lotta e contrasto a ogni forma di illegalità e dipendenza" - Chieti 28/04/2008- Auditorium Supercinema
 
Don Luigi Merola, Dirigente M.P.I. - Chieti Supercinema 28/04/08
-Convegno - mercoledì 8 ottobre 2008 - “60° Anniversario della Costituzione Italiana” www.csachieti.it
 
Articolo di Gabriella Toritto pubblicato su Foro Teatino 
Chieti, Ottobre 2008 - Anno VII- N.3
-Convegno “Legalità e Dignità. La legalità a garanzia e tutela dei diritti dell’uomo e del cittadino” - Chieti, Teatro Auditorium Supercinema, giovedì 17/01/2008 www.csachieti.it
Fra gli Interventi: Prof.ssa Rita Levi Montalcini, Senatrice della Repubblica; Prof.ssa Maria Falcone, Presidente della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone; Dr. Vito Zincani, Sostituto Procuratore di Bologna; Prefetto Dr. Mario Morcone, Ministero dell'Interno - Roma; Dr. Fabrizio Franceschelli; Dr. Michele Massone.
 
Incontro con la Prof.ssa Rita Levi Montalcini 
negli Uffici della sua Fondazione a Roma, 7 gennaio 2018
-Relatrice alla Tavola Rotonda sulla Costituzione italiana, promossa dalla Provincia di Chieti, Settore Politiche Sociali, 21 dicembre 2008, Teatro Marrucino, Chieti.
-Relatrice nel Convegno “Stop al Bullismo” per la promozione dei diritti dell’infanzia – 20 novembre 2008, Giornata mondiale per i Diritti dell’Infanzia, promossa dal Comune di Lanciano.
-Relatrice alla Tavola Rotonda “Scenari dell’educazione e della formazione”, 5 luglio 2008, della Settimana Pedagogica promossa dall’I.C. di Torricella Peligna (CH).
-Componente del Gruppo per la realizzazione del Campus “Studenti d’Europa” ad Atri 16-19 maggio 2005, organizzato dal MIUR e dall’U.S.R. per l’Abruzzo.
-Promotrice e Curatrice del Progetto di educazione alla lettura, assieme a "Nati per leggere" assunto e finanziato dal Comune di Montesilvano a favore della lettura precoce fin dai primi mesi di vita, sotto il patrocinio dell'U.S.R. per l'Abruzzo.
-Componente del gruppo di ricerca-azione a livello provinciale per il monitoraggio e la tabulazione dei dati emersi dalla ricerca sulla prevenzione del disagio giovanile e sulla dispersione condotta dal Provveditorato di Pescara, sotto la supervisione del Prof. E. Sciarra, Preside della Facoltà di Scienze Sociali dell'Università degli Studi "G d'Annunzio"di Chieti.
-Componente, quale docente di sostegno e tutor di alunni in situazione di disagio c/o la S.M.S. "Meda-Ferrarin" di Milano, del gruppo di lavoro, rappresentato dal Corpo Insegnanti delle scuole medie di zona e dalla Medicina Scolastica, dal Servizio Sociale Materno Infantile del Comune di Milano, e dagli Operatori della U.O. di Neuropsichiatria Infantile della ex U.S.S.L. 75/I, per la "Ricerca sulla Dispersione Scolastica", promossa e finanziata dalla Regione Lombardia, relativamente all'Educazione alla Salute, che si è avvalsa della collaborazione di ricercatrici dell'Università "La Statale" di Milano.
-Componente del Gruppo di Coordinamento regionale delle Consulte Provinciali d'Abruzzo.
-Componente del Gruppi di lavoro c/o l’Ufficio Territoriale del Governo di Chieti e presso l’Ufficio Provinciale delle Pari Opportunità di Chieti.
-Componente Gruppo di lavoro impegnato nell'attuazione del Progetto "Parlamento Regionale degli Studenti” - IRRE Abruzzo.
-Componente Gruppo di lavoro delle Consulte Provinciali degli Studenti - Progetto Nazionale "Carta dello Studente" MIUR - Direzione Generale dello Studente - Roma.
-Componente del Gruppo di Coordinamento regionale delle Consulte Provinciali d'Abruzzo, Membro designato dal C.S.A. di Teramo nel Collegio di Vigilanza del Gruppo di Lavoro Provincia/Enti Ambito Sociale L. 285 del 28.08.1997
-Docente Referente del C.S.A. di Teramo al Comitato Regionale per le politiche dell'handicap.
-Docente Referente Consulta Provinciale degli Studenti di Teramo e di Educazione alla Salute
-Componente del Gruppo di lavoro provinciale per l'integrazione scolastica degli Alunni portatori di handicap.
-Docente Coordinatrice del Progetto PED, nell’ambito di Ed. alla Salute c/o l’I.T.C. “E. Alessandrini” di Montesilvano (PE).

3. PUBBLICAZIONI e TITOLI SCIENTIFICI
-Pubblicazione di “Valori, comportamenti, pratiche giovanili” su “Rassegna dell’istruzione”, bimestrale di informazione scolastica del Ministero della Pubblica Istruzione, – Anno LXIII, N. 1-2 Ed. Le Monnier
-Pubblicazione a numero unico: "50° Anniversario della fondazione della Scuola" Pontificio Istituto Maestre Pie Filippini.
-Pubblicazioni su "Il Monitore" - Rivista di Scuola, Cultura e Arte.
-Anno XXXVIII n. 2-3 settembre 2004 "La riforma e i percorsi formativi personalizzati".
- su "Il Monitore" Anno XXXVIII n. 4 dicembre 2004 "La lettura precoce. Il piacere della lettura".
- su "Il Monitore" Anno XXXIX n. 1 febbraio 2005 "La lettura dell'immagine".
- su "Il Monitore" Anno XXXX n. novembre 2003 “L’orientamento, quale prassi didattica”.
-Docente Referente del C.S.A. di Teramo al Comitato Regionale per le politiche dell'handicap.
-Docente Referente Consulta Provinciale degli Studenti di Teramo e di Educazione alla Salute.
-Componente del Gruppo di lavoro provinciale per l'integrazione scolastica degli Alunni portatori di handicap.
-Docente Coordinatrice del Progetto PED, nell’ambito di Ed. alla Salute c/o l’I.T.C. “E. Alessandrini” di Montesilvano (PE).
-Produzione e pubblicazione su www.alessandrinipe.it di prodotto multimediale: CD Compleanno di Pinocchio 2007 “Cadrà la polvere su Pinocchio?” finalizzato a far concorrere le classi 1B e 1 D dell’IIS “E. Alessandrini” al bando indetto dalla Fondazione Collodi. www.alessandrinipe.it
-Produzione e pubblicazione di 2 prodotti multimediali: CD sul P.E.D - Progetto: Percorso Esperienziale Didattico - alla cui implementazione hanno concorso le Classi 3Cm e 2 D IGEA dell’IIS “E. Alessandrini” in collaborazione con gli Psicologi del Consultorio ASL di Montesilvano (PE). www.alessandrinipe.it
-Pubblicazione sul sito www.csach.it del documento ispiratore del Convegno 17 gennaio 2008 “Legalità e Dignità. La legalità a garanzia e tutela dei diritti dell’uomo e del cittadino” www.csachieti.it
-Pubblicazione del documento ispiratore del “Seminario di lotta e contrasto ad ogni forma di illegalidel 28 aprile 2008 www.csachieti.it
-Pubblicazione sul sito www.csachieti.it dei documenti relativi al Protocollo d’Intesa sulla Salute fra U.S.P., U.T.G., Provincia e i due Distretti ASL della Provincia di Chieti.
-Pubblicazione sul “Foro Teatino”, Chieti, ottobre 2008 – anno VII – n. 3 e sul sito www.csachieti.it del Rapporto sulle azioni relative all’organizzazione del Convegno “60° Anniversario della Costituzione Italiana” dell’ 8 ottobre 2008
-Convegno 19 marzo 2009 “Apprendistato alla vita – Etica, Intercultura e Costituzione nell’Italia che cambia” www.csachieti.it
-Organizzazione e pubblicazione sul sito www.csach.it
-Seminario di Studio e Produzione – 16 e 17 marzo 2006 Convegno Vita – 8 maggio 2006 – special guest: Prof. Fabio Folgheraiter – Ed. Erickson Corso di Educazione alla salute: prevenzione contro l’alcolismo giovanile.

-Pubblicazione sul sito del C.S.A. di Teramo di un abstract sull'intervento del Prof. G. Bertagna al Seminario Nazionale "Consulta degli studenti" di Fiuggi (dicembre 2003)
-A.s. 2003/04 Pubblicazione dei dati della ricerca-azione sulla prevenzione e sul recupero della dispersione scolastica e del disagio giovanile "Indagine nell'area Pescarese - Vestina" nell'ambito del Progetto Obiettivo Regionale "Ricerca- Azione" POR Abruzzo 2001 – Asse C – Misura 1 – Az. 5.
-Collaborazioni con la Carabba Editrice, Lanciano.
-Collaborazioni con Il Monitore, Pescara.
-Collaborazioni con “Il Sorpasso”, Montesilvano (PE).
-Collaborazioni con Anankenews.

4. INCARICHI di Docenza
-Docente a tempo indeterminato di Lettere nelle Scuole Medie e Superiori.
-Attività di docenza in Corso di Italiano, Progetto ExtraQuality IT G2 ABR 075, POR, Provincia di Pescara, Iniziativa Comunitaria EQUAL II Fase.
-Attività di docenza nel Laboratorio Professionalizzante della Facoltà di Scienze Sociali dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti.
-Docente esperta sulla Dispersione in Master 2° livello di Specializzazione per Dirigenti – Università agli Studi di Teramo – maggio 2005.
-Docente esperta in Seminario sulla Dispersione - Università agli Studi di Chieti – Facoltà di Scienze Sociali - 9 maggio 2005.
-Docente esperta in Seminario “Il disagio scolastico, la ricerca sulla dispersione e l’intervento formativo”- 25 maggio 2005- c/o la Facoltà di Scienze Sociali dell’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti.
-Formatrice dei Docenti della Scuola Materna ed Elementare nell'ambito del progetto formativo di "Lettura ad alta voce" - Fondazione Il Battello a Vapore - Milano. Corso presso l'I.C. "Mazzini" Castelfidardo (AN).
-Attività di docenza nell'ambito del progetto formativo di "Lettura ad alta voce" - Fondazione il Battello a Vapore - Milano c/o l'Istituto Pie Filippini di Pescara.
-Attività di docenza nell'ambito del corso "Educazione alla lettura" c/o l'Ist. "Santa Caterina" di Pescara.
-Attività di docenza nell'ambito del progetto formativo di "Lettura ad alta voce" - Fondazione il Battello a Vapore - Milano c/o l'Istituto Comprensivo "Ciulli-Paratore" di Penne.
-Attività di relatrice nel Convegno "Orientare per non disperdere" c/o l'Università agli Studi "G. d'Annunzio"di Chieti relativamente al progetto di ricerca-azione programmato, ai sensi della legge 144/99, dal POR 2000/06 della Regione Abruzzo - P.O.R. 2001 - Asse C – Misura 1 - Az. 5.
-Attività di docenza nell'ambito del corso "Rapporto sinergico docenti-alunni nella scuola dell'autonomia: incontri di sensibilizzazione al metodo di mediazione cognitiva del Prof. Reueven Feuerstein" c/o la Direzione Didattica II Circolo di Pescara.
-Attività di docente esperta in gruppo di lavoro a livello provinciale su progetto di ricerca-azione programmato, ai sensi della legge144/99, dal POR 2000/06 della Regione Abruzzo - P.O.R. 2001 - Asse C - Misura 1 - Az. 5.
-Docente-relatore nei corsi di preparazione agli esami di abilitazione nelle scuole secondarie - Ordinanza Ministeriale n. 33/99, Classe di concorso 43/A c/o I.T.C. "Alessandrini" di Pescara.
-Docente-relatore nei corsi di preparazione agli esami di abilitazione nelle scuole secondarie - Ordinanza Ministeriale n. 33/99, Classe di concorso 43/A c/o I.T.C. "Aterno" di Pescara.
-Docente-relatore nei corsi di preparazione agli esami di abilitazione nelle scuole secondarie - Ordinanza Ministeriale n. 153/99,Classe di concorso 43/A c/o I.T.C. "Aterno" di Pescara.
-Relatore in attività di aggiornamento c/o la S.M.S. "Villa Verrocchio" di Montesilvano (Pe) relativamente al Corso "Comunicazione e linguaggi non verbali - Innovazione scolastica".

5. ULTERIORI TITOLI PROFESSIONALI
-Conduzione di gruppo di ricercazione a livello provinciale per il monitoraggio e la tabulazione dei dati emersi dalla stessa ricerca.
-Membro aggiunto del Gruppo Tecnico dell’OSSERVATORIO PROVINCIALE di Pescara sulla Prevenzione della Dispersione Scolastica.
-Funzione Obiettivo Area 1 c/o S.M.S. “Tinozzi” di Pescara.
-Funzione-Obiettivo Area 2 c/o S.M.S. “Villa Verrocchio” di Montesilvano (PE).
-Incarico per attività di collaborazione con la Presidenza.
-Docente membro dello Staff di gestione c/o SMS “Tinozzi-Pascoli” Pescara.
-Coordinatrice del C.d.C. 2^ N c/o S.M.S. “Tinozzi-Pascoli” PE.
-Coordinatrice del C.d.C. 1^ N c/o S.M.S. “Tinozzi-Pascoli” PE.
-Coordinatrice dei CC.d.CC. 3° E e 1° E c/o S.M.S. “Benedetto Croce” Civitella Casanova (PE).
-Coordinatrice del C.d.C. 2° G c/o S.M.S. “Ignazio Silone” Montesilvano (PE).
-Responsabile della Biblioteca della Sede Staccata a Cappelle sul Tavo della S.M.S.“Ignazio Silone” Montesilvano (PE).
-Componente Commissione Aggiornamento c/o SMS. “I. Silone” di M. Silvano (PE)
-Coordinatrice dei CC.d.CC. 2° F- 3°F- 1°F c/o S.M.S. “Villa Verrocchio” Montesilvano (PE)
-Referente Commissione H c/o S.M.S. “Villa Verrocchio” di M. Silvano (PE)
-Docente utilizzata c/o la S.M.S. “Villa Verrocchio” di Montesilvano (Pe) sul progetto per la prevenzione e per il recupero della dispersione scolastica e del disagio giovanile.
-Referente Commissione H c/o S.M.S. “Villa Verrocchio” di M. Silvano (PE)
-Incarico per attività di collaborazione con la Presidenza c/o S.M.S. “Villa Verrocchio” di M. Silvano (PE).
-Referente del Progetto “ARIANNA” c/o la S.M.S. “B. Croce” di Civitella Casanova (Pe).
-Referente Commissione Valutazione c/o S.M.S. “B. Croce” di Civitella Casanova (PE).
-Referente Commissione alla Salute c/o S.M.S. “B. Croce” di Civitella Casanova (PE).
-Referente Commissione alla Salute c/o S.M.S. “Meda-Ferrarin” di Milano.

6. ALTRO
Impegno nel Sociale: 
-volontariato presso la Divisione di Cardiologia e UTIC dell'Ospedale Civile di Pescara;
-volontariato presso la Caritas Diocesana dell'Arcidiocesi di Penne-Pescara
-Collaborazione con Don Marco Pagniello, Direttore  della Caritas Diocesana dell'Arcidiocesi di Penne-Pescara nella creazione della Task Force della Solidarietà, novembre 2010
-Studi post-laurea presso l'Istituto Teologico "G. Toniolo" di Pescara

giovedì 26 dicembre 2019

Pubblicato su "Il Grande Sorpasso" di novembre 2019

L'“Oratorio” del Maestro Marcello Bronzetti
Tutto è iniziato con un invito di Maria Teresa Anelli: amica, sorella, corista, dirigente scolastica, funzionario MIUR, impegnata nel Sociale. Ringrazio lei e il Maestro Marcello Bronzetti che mi hanno consentito di vivere, nel Pontificio Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei, una sublime esperienza di musica attraverso l’”Oratorio” sacro: “ExsulteT, Bartolo Longo Cavaliere di Dio”. 
Basilica della Madonna di Pompei 18/10/2019 
L‘opera è il racconto immaginario del Beato Bartolo Longo, guidato da Sant’Elena mentre è in pellegrinaggio verso il mistero dell’annuncio del Cristo Risorto. Il racconto si articola in dieci quadri. Invita allo stupore, alla riflessione, alla conversione.La Corale è composta da cinquanta coristi, fra professionisti e non, che affiancano alla quotidiana attività professionale un progetto di vita proteso all’evangelizzazione, avvalendosi della musica. Ai Coristi si aggiungono 18 orchestrali.Venerdì 18 ottobre scorso, all’esecuzione dell’Oratorio “ExsulteT, Bartolo Longo Cavaliere di Dio”, era presente una delegazione di 25 cavalieri del Santo Sepolcro, proveniente da Terragona, città spagnola gemellata con Pompei.Il Maestro Marcello, assieme ad altri e alla moglie, Tina Vasaturo, violinista, direttore del Coro “Fideles et Amati”, autrice di Aspettando Golapi, è fra gli organizzatori del Festival di Musica Sacra di Cortona, arrivato ormai alla sua 16° edizione. E’ il realizzatore, sempre assieme alla moglie e alla Diocesi di Roma, della Notte Sacra a Roma, supportato dal Vescovo, Mons. Gianrico Ruzza, e dal Vescovo Ausiliare di Roma Centro, don Paolo Ricciardi, già parroco della parrocchia di Santa Silvia a Roma. Così da un sogno è nata una realtà: Roma, culla della Cristianità, la città del Papa, la caput mundi, ha vissuto - come scrive Stefano Stimamiglio su Famiglia Cristiana del 25 maggio 2017 - “tra il 27 e il 28 maggio 2017 un programma fittissimo di preghiera, silenzio e musica” che ha animato misticamente il cuore della città attraverso un percorso sacro ideato per i pellegrini, attesi per l’importante evento. L’iniziativa della Diocesi di Roma e dell’Opera Romana Pellegrinaggi è stata finanziata da un grande centro commerciale della capitale.
Basilica della Madonna di Pompei 18/10/2019 - Esecuzione dell'Oratorio: "ExulteT"

Il MaestroMarcello Bronzetti, dopo la performance a Pompei, ha rilasciato un'intervista al nostro mensile "Il Grande Sorpasso" nelle sale parrocchiali di Santa Silvia in Roma , domenica 20 ottobre 2019
1. Maestro, che cosa rappresenta per Lei la musica; com’è nata questa vocazione? 
La musica è il leit motiv della mia esistenza. La musica ha salvato la mia vita. Essa mi conduce a quel livello metafisico che mi fa comprendere che cos’è la vita. Mi accompagna; non mi lascia mai solo. E’ qualcosa che vive dentro di me, che mi appartiene. In realtà io vivo la musica da quando ero piccolino. Di fatto non ho mai studiato musica. La musica è cresciuta con me. Mi ha accompagnato nei momenti belli e mi ha aiutato in quelli difficili.

2. L’amore per la musica sacra come nasce?
Nasco come cantante e compositore sia in ambito sacro sia laico, pop. La “vocazione” è una chiamata. Sono cresciuto in parrocchia. Ho composto brani sacri. Ho anche tentato la carriera pop, cantautorale, senza grande successo. Di fatto, se guardo indietro alla mia esistenza, mi accorgo che il mio percorso era già segnato. Ad un certo punto mi sono ritrovato a riscoprire la musica sacra e, con Tina e Marco Frisina, ad avvicinarmi al mondo classico.Così ho maturato una vena attraverso cui ho fuso il moderno e il sacro. Inoltre ho iniziato una profonda e accurata ricerca nel mondo della musica sacra, a cui, credo, sono stato condotto attraverso “una chiamata”. Sì, posso affermare di essere stato “condotto” ad essa.

3. Quando si è accorto di poter “osare”, di poter sostituire le “Notti Bianche” romane con la “Notte Sacra”?
In realtà la “Notte Sacra” di Roma nasce figlia della “Notte Sacra” di Cortona; fa parte del Festival della Musica Sacra di Cortona che ormai proponiamo da 16 anni. Scaturisce da un’idea mia, di mia moglie Tina, del Padre Guardiano Daniele Bertaccini, di Walter Checcarelli al fine di organizzare, a conclusione della settimana del Festival, una notte dedicata alla preghiera; una notte che ripercorra le ore della liturgia sacra con dei concerti. Perché? Nelle nostre città ci sono mura e muri che respirano di sacro. Ci sono tante chiese, ricche di memoria. Abbiamo voluto, in tal modo, rivitalizzare il nostro sogno con l’aiuto del Vescovo Ausiliare di Roma Centro, Monsignor Gianrico Ruzza, e del Vescovo Don Paolo Ricciardi. E Roma è la culla naturale per fare rivivere il sogno.

4. Quali sono state le motivazioni che L’hanno spinta a “sfidare” il trend della musica pop? 
Preciso che la “Notte Sacra” non nasce in contrapposizione alle “Notti Bianche”. Poi lo diviene comunque. Le “Notti Bianche” costituiscono un momento di gioia e di felicità e ben vengano! Esse sono pur sempre dono di Dio. La “Notte Sacra” è un modo di vivere la notte. Suggerisce un modo in cui poterla interpretare e vivere, procedendo attraverso un percorso interiore. E’ un pellegrinaggio musicale, spirituale per le strade della città.
Interno della Basilica della Madonna di Pompei 18/10/2019 
Prove d'Orchestra per l'esecuzione dell'Oratorio: "ExulteT" 

5. E’ ormai acclarato il Suo impegno per la riuscita e il successo della “Notte SACRA” a Roma e del pluriennale Festival di Cortona. Ha ulteriori progetti?
Abbiamo appena interpretato a Pompei l’Oratorio: “ExulteT”. Siamo in partenza per la Spagna dove eseguiremo un “Oratorio” su Sant’Agostino in un magnifico convento agostiniano. Andremo prossimamente anche in Terra Santa, a Gerusalemme.

6. Che cos’è e che cosa rappresenta per Lei l’”Oratorio”? 
L’Oratorio nasce con San Filippo Neri nel 1500. Fu successivamente ripreso da Bach e da altri musicisti. Nasce per raccontare le storie di Dio alle persone in modo semplice ed efficace. E’ un potentissimo strumento di evangelizzazione! Tanti autori, lo stesso professor Frisina, hanno percorso questa strada. Oggi l’Oratorio è un’espressione ancora sottovalutata, sia perché comporta una certa comprensione, sia perché espone a dei costi. La nostra è un’operazione non commerciale poiché si basa sull’apporto di volontari che, dopo una giornata di lavoro, si sottopongono a ore e ore di prove. Gli orchestrali, poiché professionisti, sono retribuiti. I coristi sono anche essi professionisti nella vita ma volontari per l’Oratorio. Accade che talvolta essi stessi partecipino alle spese. Ciò sottolinea ulteriormente lo spirito che li anima. Tutto viene vissuto e fatto con fede. E la fede, che anima il Coro e tutto l’Oratorio, traspare nel canto, nella musica che diventano preghiera, gioia. E la fede fa perdonare talora qualche piccolo difetto tecnico.

7. Il Suo “Oratorio” è frutto di ricerca, riflessione, preghiera, ispirazione e composizione. Quali sono i luoghi e i tempi della giornata in cui è ispirato?
Per vivere devo lavorare. Pertanto molte ore della giornata sono impegnate nella mia attività che è una grande opportunità poiché rende liberi. Qualche tempo fa qualcuno mi ha detto che un artista non deve vivere per il pane. In realtà grandi artisti si sono posti a servizio delle Corti. E siamo contenti che ciò sia avvenuto. Non ci hanno privato della loro arte. Quando si è alla corte di qualche Mecenate, tuttavia, si è poco liberi. Specialmente quando si compone la musica sacra. I miei tempi creativi sono molto limitati: tarda sera, notte, sul motorino (mentre vado al lavoro), durante i giorni festivi. L’ispirazione avviene in qualsiasi momento, a tutte le ore, ovunque. E se parliamo di musica sacra è importante rilevare che l’ispirazione avviene in uno stato di preghiera, di riflessione, di ricerca. Un compositore, un artista, può comporre qualsiasi cosa in qualsiasi momento. La qualità e il contenuto fanno la differenza.

8. Le piacerebbe realizzare un Oratorio nella nostra amata terra d’Abruzzo?
Certamente sì! Che domanda è? Per noi ogni invito è dono.


F.to                 Gabriella Toritto 












#"Il Sorpasso di Montesilvano, #Marcello Bronzetti - Diocesi di Roma, #Famiglia Cristiana, #TV2000, #Pontificio Santuario di Pompei
Pubblicato su "Il Grande Sorpasso" - novembre 2019

Gabriele d’Annunzio (Seconda parte)

La vita dispendiosa del Vate comportò lo sperpero di cospicue somme di denaro percepite grazie alle pubblicazioni, che divennero insufficienti a coprire le spese. Nel 1910, convinto dalla nuova amante Nathalie de Goloubeff, D'Annunzio si trasferì in Francia, anche al fine di evitare i creditori che lo rincorrevano per i debiti accumulati. L'arredamento della sua villa fu messo all'asta e D'Annunzio per cinque anni non rientrò in Italia. Risale a questo periodo la relazione con l'americana Romaine Beatrice Brooks.
Il Poeta-Soldato d'Annunzio. Sullo sfondo il golfo di Fiume
A Parigi era già un personaggio famoso. Le sue opere erano state tradotte e lette e il dibattito tra decadentisti e naturalisti aveva a suo tempo suscitato un notevole interesse. Ciò gli permise di mantenere inalterato il suo dissipato stile di vita fatto di debiti e di frequentazioni mondane, tra cui quelle con Filippo Tommaso Marinetti e Claude Debussy. Pur lontano dall'Italia, collaborò al dibattito politico prebellico, pubblicando versi in celebrazione della guerra italo-turca, inclusi poi in Merope, ed editoriali per diversi giornali nazionali, in particolare per il Corriere della Sera. Tali contributi gli consentirono di ricevere altri prestiti.
D'Annunzio aderì all'Associazione Nazionalista Italiana fondata da Corradini inneggiando a una politica di potenza, opponendo la sua idea di Nazione all'«Italietta meschina e pacifista».
Nel 1914 rifiutò di diventare Accademico della Crusca, dichiarandosi nemico degli onori letterari e delle Università. Ai bolognesi, che gli offrirono una cattedra, scrisse: “amo più le aperte spiagge che le chiuse scuole dalle quali vi auguro di liberarvi”.
Dopo il periodo parigino si ritirò ad Arcachon, sulla costa atlantica, dove si dedicò all'attività letteraria in collaborazione con musicisti di successo, come Mascagni e Debussy. Compose libretti d'opera come Le martyre de Saint Sébastien e soggetti per film come Cabiria.
Lo scoppio della Grande Guerra costituì un turning point per il Vate. Infatti nel 1914 si aprì la seconda parte della straordinaria esistenza dannunziana. La prima parte, dall’adolescenza all’inizio della guerra, fu dedicata all’arte; quella successiva, dalla guerra alla morte, fu offerta alla Patria.
Nel 1915 ritornò in Italia, dove rifiutò la cattedra di Letteratura Italiana che era stata di Carducci e di Pascoli. Iniziò a condurre un'intensa propaganda interventista, inneggiando al mito di Roma e del Risorgimento e richiamandosi alla figura di Garibaldi.
Il discorso celebrativo che D'Annunzio pronunciò a Quarto, il 5 maggio 1915, durante l'inaugurazione del monumento ai Mille, segnò l'inizio di un fitto programma di manifestazioni interventiste, che culminarono con le arringhe tenute a Roma poco prima dell'entrata in guerra, durante le cosiddette "radiose giornate di maggio".
Quando, ultracinquantenne, si vide preclusa la possibilità di prendere parte alle manovre belliche, supplicò di evitare un tale «delitto contro lo spirito», definendo il suo coinvolgimento «una questione vitale», dettata non dal «desiderio di morire» ma dalla «ragione di vivere»: il vate nazionale aveva oramai indossato i panni del poeta-soldato.
Il conflitto, dapprima come idea e poi come guerra effettivamente combattuta, condizionò profondamente la sua sensibilità e lo convinse della necessità di un impegno politico. Maturò il passaggio da un superomismo estetizzante, pervaso di echi nietzschiani, a una dimensione consapevole e matura della politica.
Arruolatosi come volontario di guerra nei Lancieri di Novara, partecipò subito ad alcune azioni dimostrative navali e aeree. Per un periodo risiedette a Cervignano del Friuli e a Santa Maria la Longa, località vicine al Comando della III° Armata, con a capo il suo estimatore Emanuele Filiberto di Savoia, Duca d'Aosta.
La sua attività in guerra fu prevalentemente propagandistica, fondata su continui spostamenti da un corpo all'altro come ufficiale di collegamento e osservatore.
Ottenuto il brevetto di Osservatore d'aereo, nell'agosto 1915 effettuò un volo sopra Trieste assieme al suo comandante e carissimo amico Giuseppe Garrassini Garbarino, lanciando manifesti propagandistici. Nel settembre 1915 partecipò a un'incursione aerea su Trento e nei mesi successivi, sul fronte carsico, a un attacco lanciato sul monte San Michele nel quadro delle battaglie dell'Isonzo.
Il 16 gennaio del 1916, a seguito di un atterraggio d'emergenza, riportò una lesione all'altezza della tempia e dell'arcata sopracciliare destra. Purtroppo la ferita, non curata per un mese, provocò la perdita dell'occhio, coperto con una benda. Da questo episodio si autodefinì e autografò come l'Orbo veggente.
Dopo l'incidente passò un periodo di convalescenza a Venezia, durante il quale, assistito dalla figlia Renata, compose e regalò alla letteratura il Notturno. L'opera, interamente dedicata a ricordi e riflessioni sull'esperienza di guerra, fu pubblicata nel 1921. Dopo la degenza, nonostante i divieti dei medici, tornò al fronte. Nel settembre 1916 partecipò a un'incursione su Parenzo e nell'anno successivo, con la III° Armata, alla conquista del Veliki e al cruento scontro presso le foci del Timavo nel corso della decima battaglia dell'Isonzo.
D’Annunzio fu dunque anche uomo politico, oltre che poeta. Naturalmente uomo politico fuori dagli schemi, innamorato di sé, delle sue idee e della sua oratoria. Meno che mai fu politico in occasione della sua prima esperienza parlamentare, nel 1897, quando, già scrittore di chiara fama, si candidò alle elezioni per mostrare al mondo di essere «capace di tutto», come egli stesso rivelò in un carteggio privato. La sua posizione fu aristocratica e antidemocratica. La politica rappresentava per lui una costola della letteratura e, come tale, avrebbe dovuto essere “letteratura in azione”. Il Vate, nel bene e nel male, rappresentò il padre della società odierna, dagli aspetti più noti (modernità, aviazione, dandysmo) a quelli meno conosciuti. Ad esempio, si deve al poeta abruzzese la coniazione di termini oggi comunemente adottati (“intellettuale”, “beni culturali”), nonché la collocazione del tricolore sulle maglie dello sport italiano, che ebbe origine a Fiume.
Nel 1919 il Trattato di pace di Versailles contemplò il passaggio della città istriana Fiume alla Jugoslavia. Il Poeta-Soldato, dalle smanie eroiche, occupò la città con un centinaio di legionari improvvisati, gli Arditi, provocando a livello internazionale un pasticcio politico-diplomatico che richiese l’intervento del presidente statunitense Wilson.
Golfo di Fiume
Fiume, porto adriatico, simbolo della «Vittoria mutilata» del 1918/19, fece da scenario all'esperimento di politica artistica del Vate con il saluto romano, il fuoco, le armi, l’arringa dal balcone con la folla adorante, ripresi di lì a poco dal fascismo col quale l’ideale dannunziano non fu mai integralmente compatibile. Così come D’Annunzio e Mussolini non furono mai sinceramente in sintonia.
L'avventura di Fiume (di cui ricorre il centenario) non sarebbe esistita senza D'Annunzio. D'Annunzio tuttavia non avrebbe potuto intraprenderla se non si fosse avvalso del clima spirituale, sociale, politico che la rese possibile.
La guerra, che D’Annunzio combatté da militare esemplare, come fante, aviere, marinaio, rimanendo gravemente ferito a un occhio, gli fece scoprire quel senso di cameratismo, frutto dell’estenuante guerra di trincea, destinato a diventare l’elemento unificante dell’impresa fiumana.
Quest’ultima, consacrazione del suo ideale di eroe rinascimentale, costituì un laboratorio politico estraneo a tutte le categorie sino allora sperimentate e fu un tentativo inedito di combinare individualismo e superomismo con sentimenti comunitari, di integrare uomo e massa in una sintesi che trovava nel “Comandante” D’Annunzio il collante e l’interprete delle passioni nella loro totalità.
In verità dietro il paganesimo dell’impresa fiumana si celò un progetto più ampio: quello di marciare su Roma e mettere in atto un golpe finalizzato all’instaurazione di uno Stato autoritario.
Il Natale di sangue del 1920 pose fine all’avventura fiumana del Vate e dei suoi legionari nell’Adriatico; riconsegnò all’Italia un D’Annunzio oramai logoro, in declino fisico e deluso dalla politica. Il Poeta tornò allora a essere l’Immaginifico.
Si ritirò, sorvegliato speciale di Mussolini, sulle sponde del Garda, in quello che divenne il Vittoriale degli Italiani.
Incontro fra d'Annunzio e Mussolini
Quando, alla fine del 1922, calò il tramonto sulla lunga giornata dell’Italia liberale, emersero, più o meno velatamente, tutti i caratteri dell’incompatibilità tra dannunzianesimo e fascismo – e più specificamente tra D’Annunzio e Mussolini – per lungo tempo ignorati dalla vulgata storica. La marcia su Roma – non è più mistero – fu anticipata da Mussolini per prevenire la ventilata possibilità di una pacificazione nazionale guidata da D’Annunzio, che avrebbe relegato il fascismo in posizione secondaria.
d'Annunzio, Principe di Montenevoso
Il poeta fu perseverante propugnatore di un riavvicinamento alla Francia – la “sorella latina” che lo aveva ospitato – nonché costante accusatore del «marrano Adolf Hitler, dall’ignobile faccia offuscata sotto gli indelebili schizzi della tinta di calce e di colla ond’egli aveva zuppo il pennello, o la pennellessa […] divenutagli scettro di pagliaccio feroce non senza ciuffo prolungato alla radice del suo naso nazi».


F.to         Gabriella Toritto


Fonti: D'Annunzio di Giordano Bruno Guerri, Oscar Mondadori Libri, 2017
D'Annunzio. L'amante guerriero, di Giordano Bruno Guerri, Milano, Mondadori, 2008
La mia vita carnale - Amori e passioni di Gabriele d'Annunzio di Giordano Bruno Guerri - Oscar Storia Mondadori Libri
Disobbedisco di Giordano Bruno Guerri, Le Scie Mondadori
Pubblicato su "Il Grande Sorpasso" - ottobre 2019
Appuntamento con le Storie

Gabriele d'Annunzio (prima parte)
È stato definito «eccezionale e ultimo interprete della più duratura tradizione poetica italiana […]». Fu un grande. E se al termine «grande» si collegano genio, carisma, straordinarietà, allora (come alcuni sostengono) D’Annunzio è stato il più grande italiano dopo Dante Alighieri.
Pescara Vecchia agli inizi del 1900
Scrittore, drammaturgo, militare, politico, giornalista, patriota italiano, simbolo del Decadentismo, celebre figura della Grande Guerra, fu insignito del titolo di "principe di Montenevoso" nel 1924. Fu definito "il Vate", "poeta sacro, profeta", o "l'Immaginifico". Svolse un ruolo importante nello scenario della letteratura italiana (1889-1910) e della vita politica (1914-1924).
Come politico segnò la sua epoca e influenzò gli eventi accaduti dopo di lui. Mentore di Mussolini, non si iscrisse mai al partito fascista sebbene lo abbia anticipato.
L'arte dannunziana incise sulla cultura di massa, condizionando usi e costumi nell'Italia del suo tempo.
Nacque a Pescara il 12 marzo 1863 da una famiglia borghese. Terzo di cinque figli, visse un'infanzia felice, distinguendosi per intelligenza e vivacità. Dalla madre, Luisa de Benedictis, ereditò la fine sensibilità. Mentre riprese il temperamento sanguigno, la passione per le donne e la disinvoltura nel contrarre debiti dal padre, Francesco Paolo Rapagnetta, che acquisì nel 1851 il cognome D'Annunzio da uno zio ricco che lo aveva adottato.
Reminiscenze della condotta paterna sono presenti nel romanzo Trionfo della morte, nelle Faville del maglio e nel Poema paradisiaco.
Ebbe tre sorelle (Anna, Elvira, Ernestina) cui fu molto legato e un fratello minore, Antonio, direttore d'orchestra, che si trasferì negli Stati Uniti d'America dove perse tutto nella crisi economica del 1929. Gabriele lo aiutò finanziariamente con cospicui prestiti ma le continue richieste di denaro spinsero il poeta a rompere i rapporti e a rifiutare di incontrare il fratello al Vittoriale.
Il Vittoriale degli Italiani
Gabriele fu ambizioso, competitivo, privo di complessi e inibizioni. Nel 1879, sedicenne, mentre frequentava il prestigioso Convitto Cicognini di Prato, scrisse una lettera a Giosuè Carducci, il poeta più stimato dell'Italia umbertina. Sempre nello stesso anno il padre finanziò la pubblicazione della sua prima opera, Primo vere, una raccolta di poesie che riscosse immediato successo. Il libro fu pubblicizzato dallo stesso D'Annunzio con una fake news: fece diffondere la falsa notizia della propria morte per una caduta da cavallo. La notizia ebbe l'effetto di richiamare l'attenzione del pubblico romano sul romantico studente abruzzese, facendone un personaggio discusso. Lo stesso D'Annunzio poi smentì la notizia.
Conclusi gli studi liceali, iniziò un’ascesa inarrestabile nel mondo artistico nazionale. Si iscrisse alla Facoltà di Lettere a Roma, dove non terminò mai gli studi.
Per la sua formazione fu importante il decennio 1881-91. Nell’ambiente culturale e mondano di Roma, da poco capitale del Regno d’Italia, si formarono il suo stile comunicativo, la visione del mondo e il nucleo centrale della sua poetica. Nella capitale fu accolto con magnanimità da un nutrito gruppo di scrittori, artisti, musicisti, giornalisti di origine abruzzese che ne determinò la fortuna. Il poeta aveva conosciuto alcuni di loro a Francavilla al Mare, in un convento di proprietà del corregionale e amico Francesco Paolo Michetti. Fra tali artisti ricordiamo Scarfoglio, Tosti, Masciantonio e Barbella.
Il gruppo abruzzese però era portatore di una cultura provinciale e vitalistica che appariva ristretta e soffocante, ancora molto lontana dall'effervescenza intellettuale che animava le altre capitali europee. D'Annunzio seppe comunque sintetizzare perfettamente, con uno stile giornalistico raffinato, gli stimoli che l’opposizione "centro-periferia", " cultura-natura " offriva alle aspettative dei lettori.
Nei primi anni utilizzò lo pseudonimo di "Duca Minimo" negli articoli che scriveva per La Tribuna, giornale di esponenti della Sinistra storica. Egli intraprese il lavoro giornalistico per esigenze economiche, ma quell’esperienza gli favorì la frequentazione di ambienti esclusivi, tanto che nel 1883 sposò a Roma, con un matrimonio riparatore, Maria Hardouin, duchessa di Gallese nella cappella di Palazzo Altemps. Lei, già incinta del figlio Mario, successivamente gli diede altri due figli: Gabriele Maria e Ugo Veniero.
Il matrimonio finì con una separazione legale dopo pochi anni a causa delle numerose relazioni extraconiugali di D'Annunzio. I due coniugi restarono, tuttavia, in buoni rapporti.
Nell'aprile del 1887 entrò nella vita del poeta una nuova grande passione, Barbara Leoni, suo più grande amore, nonostante la loro breve storia.
Il grande successo letterario arrivò nel 1889 con la pubblicazione del primo romanzo, Il piacere, a Milano, presso l'editore Treves. Il romanzo, incentrato sulla figura dell'esteta decadente, inaugurò una nuova prosa: introspettiva e psicologica. Ben presto, oltre ai lettori e agli estimatori più colti, si configurò attorno alla figura di D'Annunzio un folto pubblico condizionato non dai contenuti, quanto dalle forme e dai risvolti divistici delle sue opere e della sua persona, un vero e proprio star system ante litteram, che lo stesso D’Annunzio contribuì a congegnare scientemente. Infatti si costruì un’esistenza dallo stile immaginoso e appariscente da "grande divo", con cui nutrì il bisogno di sogni, di misteri, di "vivere un'altra vita", di oggetti e di comportamenti-culto che connotarono la nuova cultura di massa in Italia.
Tra il 1891 e il 1893 D'Annunzio visse a Napoli, dove compose Giovanni Episcopo e L'innocente. Poi scrisse Il trionfo della morte in Abruzzo, tra Francavilla al Mare e San Vito Chietino, e le liriche del Poema paradisiaco. Sempre in questo periodo si avvicinò agli scritti del filosofo Friedrich Nietzsche. Le suggestioni nietzschiane, filtrate dalla sua sensibilità, sono rintracciabili anche ne Le vergini delle rocce (1895), poema in prosa dove l'arte «...si presenta come strumento di una diversa aristocrazia, elemento costitutivo del vivere inimitabile, suprema affermazione dell'individuo e criterio fondamentale di ogni atto».
Nel 1892, in competizione con Ferdinando Russo sulla capacità di comporre liriche in dialetto napoletano, D'Annunzio scrisse il testo de “A vucchella”, romanza pubblicata nel 1907 e musicata da F.P. Tosti. La canzone, eseguita da tenori come Enrico Caruso e successivamente da Luciano Pavarotti, fu incisa anche da grandi interpreti della canzone napoletana, come Roberto Murolo, che l’hanno resa un classico.
In quel periodo intraprese una relazione epistolare con la celebre attrice Eleonora Duse, con cui iniziò la stagione centrale della sua vita. Si conobbero personalmente due anni dopo, nel 1894, e subito scoppiò l'amore. Per vivere accanto alla Duse, D'Annunzio si trasferì a Firenze, nella zona di Settignano, dove affittò la villa La Capponcina - dal nome dei Capponi che ne erano stati proprietari. La Capponcina era vicinissima a La Porziuncola, villa dell'attrice.
Fu proprio in quel tempo che si formò buona parte della drammaturgia dannunziana, innovativa rispetto ai canoni del dramma borghese o del teatro di allora. Essa ebbe come maggiore interprete Eleonora Duse.
Tra il 1893 e il 1897 D'Annunzio condusse un'esistenza movimentata, che lo riportò dapprima nell’originario Abruzzo e poi in Grecia, visitata nel corso di un lungo viaggio.
Nel 1897 volle provare l'esperienza politica, vivendola in un modo bizzarro e clamoroso. Eletto deputato della destra, passò subito nelle file della sinistra per protesta contro Pelloux e le "leggi liberticide", giustificandosi con l’affermazione «vado verso la vita». Espresse vivaci proteste per la sanguinosa repressione dei moti di Milano da parte del generale Bava Beccaris. Dal 1900 al 1906 fu molto vicino al Partito Socialista Italiano.
Il 3 marzo 1901 inaugurò con Ettore Ferrari, Gran Maestro della massoneria del Grande Oriente d'Italia, l'Università Popolare di Milano, nella sede di via Ugo Foscolo, dove pronunciò il discorso inaugurale e dove, successivamente, svolse un'attività straordinaria di docenze e lezioni culturali. L'amicizia con Ferrari avvicinò il Vate alla "libera muratoria". D'Annunzio fu infatti massone e 33º grado della Gran Loggia d'Italia degli Alam, detta "di Piazza del Gesù", fuoriuscita nel 1908 dal Grande Oriente.
Più tardi fu iniziato al Martinismo. Molti dei volontari fiumani, suoi arditi, con cui condivise la “presa di Fiume”, furono esoteristi o massoni. Fra loro: Alceste de Ambris, Sante Ceccherini, Marco Egidio Allegri. La stessa bandiera della Reggenza del Carnaro, istituita a Fiume, conteneva simboli massonici e gnostici, come l'uroboro e le sette stelle dell'Orsa Maggiore.
La relazione con Eleonora Duse si incrinò nel1904, dopo il tradimento con Alessandra di Rudiní e la pubblicazione del romanzo Il fuoco, in cui il poeta descrisse impietosamente la relazione con l’attrice. 

F.to              Gabriella Toritto  


Fonti: D'Annunzio di Giordano Bruno Guerri, Oscar Mondadori Libri, 2017
D'Annunzio. L'amante guerriero, di Giordano Bruno Guerri, Milano, Mondadori, 2008
La mia vita carnale - Amori e passioni di Gabriele d'Annunzio di Giordano Bruno Guerri - Oscar Storia Mondadori Libri
Disobbedisco di Giordano Bruno Guerri, Le Scie Mondadori
Appuntamento con le Storie pubblicato il 14 settembre 2019 su "Il Grande Sorpasso"

La famiglia Rossetti (terza parte)
Christina, quarta figlia di Gabriele Rossetti, fu una poetessa istintiva, eccentrica e scostante, come scrisse Virginia Woolf. Fu anche una donna tranquilla e riflessiva che ebbe “uno strano nocciolo oscuro nel cuore, il nocciolo dell'amore per Dio e per la religione.”
Christina iniziò a scrivere molto presto ma vide pubblicata la sua prima raccolta Goblin Market and other poems solo all'età di trentun anni, cui seguì, nel 1866, la seconda raccolta The Prince’s Progress and other poems.
Condivise gli interessi intellettuali dei suoi fratelli che fondarono nel 1848 la Confraternita dei Preraffaelliti, un gruppo di artisti, poeti e critici che rifiutarono ogni rigidità accademica e trassero ispirazione dai pittori italiani antecedenti Raffaello.
Christina Rossetti
Il forte attaccamento alla religione e l’intensa devozione portarono Christina ad avere una vita ritirata e a non abbandonarsi mai completamente agli amori della sua vita. Il grande amore, nato a diciotto anni con James Collinson, terminò poiché lui era cattolico. Anche la storia con Charles Cayley naufragò sempre per motivi religiosi.
La grande sensibilità ed emotività della poetessa la indussero a raccontare più o meno implicitamente queste tematiche in poesia. Tra i componimenti più conosciuti vi sono proprio le poesie d’amore che nacquero da storie dolorosamente vissute e in cui lo spazio lasciato alla fantasia fu poco.
Christina fu anche donna socialmente impegnata, dato che per dieci anni lavorò come volontaria in una casa di accoglienza per prostitute e, sebbene non si espresse riguardo al suffragio femminile, molti critici hanno rintracciato e analizzato tematiche femministe nella sua poesia. Fu inoltre contro la guerra, la schiavitù, la crudeltà contro gli animali, lo sfruttamento sessuale delle minorenni e ogni forma di aggressione militare.
Dante Gabriel (1828-1882), fu il poeta-pittore che, assieme a William Hunt, a John Everett Millais e a Ford Madox Brown, nel 1848 fondò la «Confraternita preraffaellita».
Anch’egli, come il padre e le sorelle, ebbe un costante punto di riferimento in Dante Alighieri, filtrato, assieme al Dolce Stil Novo, dai poeti romantici come John Keats e William Blake. Col tempo però Dante Gabriel preferì alla Commedia la Vita Nova, che interpretò in una serie di quadri.
Dante Gabriel Rossetti: Beata Beatrix, 1864-1870
A Beatrice, infatti, fu dedicato il dipinto omonimo. La donna amata dall' Alighieri è colta come in estasi. Dietro di lei ci sono due figure: Dante, vicino a un pozzo, e Amore, che ha in mano un cuore ardente. Sullo sfondo, il Ponte Vecchio attraversato dall' Arno.
L’italo-britannico Dante Gabriel Rossetti si dedicò alla letteratura sin dalla più tenera età, in particolare alla poesia. Il suo interesse nel Medioevo italiano lo spinse ben presto anche verso l'arte e la pittura. Negli anni successivi, sviluppò la filosofia della Confraternita dei Preraffaelliti, occupandosi in particolar modo degli aspetti più medievaleggianti.
Pubblicò traduzioni di Dante e di altri poeti italiani medievali e iniziò una serie di dipinti con lo stile e le tecniche proprie dei pittori italiani precedenti Raffaello, da cui il nome del movimento.
Si è soliti pensare che nella sua produzione pittorica Dante Gabriel Rossetti abbia ossessivamente riprodotto i tratti essenziali della propria vicenda esistenziale, a partire dalle sensuali relazioni affettive con le modelle.
John Everett Millais: Ophelia
In effetti le donne, la sensualità e l'amore, assieme agli ideali di bellezza e di poesia, colpiscono talmente chi osserva i dipinti di Dante Gabriel da far sembrare che ogni opera figurativa dell’artista abbia come valore essenziale una sorta di languido e autobiografico estetismo, la fascinosa riproduzione di uno stile di vita.
La realtà è ben diversa. I dipinti di Rossetti, pur attingendo allo spirito decadente e bohémien di un insolito modus vivendi, se ne svincolano ampiamente.
Ciò che in realtà li caratterizza, rendendoli davvero un unicum, non sono le atmosfere e le vicende ritratte, vale a dire il tema dell'autobiografismo, bensì la tecnica radicalmente innovativa, l'originalità cromatica e compositiva. Questi aspetti stilistici fondano infatti un sentire artistico sorprendentemente in anticipo sui tempi, ben lontano da quanto gli artisti coevi andavano esprimendo. La personalità e l'esistenza di Rossetti sono sì la radice cui la sua arte figurativa attinge, ma questa ne è sostanzialmente indipendente. Deve piuttosto il principale valore e un fascino cruciale alla capacità di inventare, su questo materiale autobiografico, una tecnica attenta e ardita, una modalità pittorica che quanto a originalità non cessa, ancora oggi, di stupire.
Fanny Cornforth
Rossetti fece evolvere la propria poetica e la propria pittura verso temi sempre più intrisi di simbologia e mitologia, tralasciando il realismo.
La sua vita subì una svolta terribile con la morte della moglie Elizabeth Siddal, che era stata in precedenza sua modella. Elizabeth morì suicida per una dose letale di laudano, assunta a causa di una forte depressione dopo aver dato alla luce un figlio morto.
Dante Gabriel Rossetti seppellì il corpo della moglie assieme a un plico con le sue opere poetiche incompiute e cadde a sua volta in preda a una forte depressione.
In questo periodo, avvertendo affinità con la propria vicenda, si dedicò soprattutto alle opere dantesche e al tema della morte di Beatrice. Così realizzò opere come Beata Beatrix, pietra miliare del Simbolismo. Dipinto allegorico sulla morte della moglie, Beata Beatrix raffigura la donna in una posa languida e sensuale; la sua chioma, naturalmente rossa, è come raccolta in un'acconciatura sfatta e sulle sue mani si sta posando una colomba rossa, simbolo della spiritualità ma anche allusione al laudano che ha ucciso la donna.
Alle sue spalle, una scena soffusa raffigura due personaggi, forse Dante e Virgilio. Sullo fondo si intravede anche il Ponte Vecchio di Firenze ad evocare che la città fiorentina piange la morte di Beatrice e della moglie del pittore.

Il complesso simbolismo del dipinto è ancora fonte di dibattito tra i critici. La prima fase dei Preraffaelliti fu caratterizzata da un percorso di idealizzazione della donna che interessò l'intero movimento.
Successivamente l’amante di Dante Gabriel, Fanny Cornforth, venne rappresentata come la personificazione dell'erotismo carnale e la moglie del pittore William Morris, Jane Burden Morris, venne esaltata quale Venere celeste.

F.to Gabriella Toritto


Fonte: I ROSSETTI – ALBUM DI FAMIGLIA – DOCUMENTI, TESTIMONIANZE, IMMAGINI, a cura di Gianni OLIVA – Casa Editrice CARABBA, 2010