mercoledì 15 luglio 2009

Il topo e il serpente

Tommaso era un topo vivace e ficcanaso, che finiva sempre in un mare di guai. Era più forte di lui la curiosità che lo spingeva ad ardite avventure.
Un giorno, stanco dei piccoli lavori domestici cui era delegato, disse alla sua mamma: “E’ una bella giornata piena di sole, vado per i campi a giocare”
“Mi raccomando, Tommaso,
- ripeté più volte la madre – non avvicinare chi non conosci. Gioca solo con i topini che frequenti abitualmente!”
A Tommaso non parve vero. Scorazzò in lungo e in largo, libero per i campi in fiore. Sostò ai piedi degli alberi. Riprese le sue corse, finché, stanco, si sdraiò a prendere un po’ di sole nei pressi di un masso.
Quando riaprì gli occhietti, vide dinanzi a sé un serpentello verde brillante, che si ergeva a scrutarlo. “Ehi, e tu chi sei?” – chiese allarmato Tommaso – “Da dove salti fuori?”
Il serpente, vanitoso e spiritoso, rispose: “Sono Gabriello, il serpentello più bello della radura. Giochiamo assieme? A me piace fare tanto a nascondino!”
Tommaso rifletté: “Uhm … Beh …Si dà il caso che sia ormai tardi e che mia madre mi aspetti”. “Oh! Non andare via, ti prego – esclamò Gabriello il serpentello più bello – Amico mio, fammi compagnia ancora per un po’. Mia madre è lì, vicino al ruscello. Sta cambiando l’abito, vieni a vedere!”

Tommaso, sorpreso, volle curiosare. Ma, timoroso, non si avvicinò al corso d’acqua. Da lontano poté osservare con grande meraviglia la muta di mamma serpe la quale, più vanitosa del figlio, si specchiava nelle acque limpide e fresche, mentre il suo vecchio abito cadeva a brandelli pezzo dopo pezzo.

Il topo, a quella vista, scappò di corsa a casa e, non potendo nascondere l’accaduto, esordì: “Mammina, sai che oggi ho conosciuto un nuovo amico?” La madre, volendo indagare, incalzò: “Veramente, Tommaso? E dove?” Così il topolino iniziò a raccontare: “Ero a prendere il sole sopra un masso, mamma, quando, aprendo gli occhi, ho visto un esserino esile, esile, tutto verde e contorto che ergeva il capo dinanzi a me e mi guardava incuriosito. Che tipo strano! Dovevi vederlo! Ma ancora più strana era la sua mamma, che cambiava abito nei pressi del ruscello. Tu, mamma, non hai mai fatto così!”
Mamma topo, a quelle parole, inorridì: “Tommaso, topino imprudente e disobbediente, sai in chi ti sei imbattuto? Sono serpenti! E tu sai che cosa fanno i serpenti a topini come te? Li mangiano in un solo boccone! Ahmm! E Tommaso non c’è più.”

Imprudentia nocet

martedì 14 luglio 2009

mercoledì 8 luglio 2009

Ai Potenti della Terra. G8 in Abruzzo

Tu che tremi ancora in più parti del mondo facendo ascoltare la veemenza della Tua voce, Tu che vieni violato dalla bramosia di certi potenti, Tu che, nonostante tutto, provvedi ancora al nostro pane quotidiano, Tu sai bene quanta infamia si consuma sulla Tua "pelle".
San Francesco d'Assisi avrebbe detto: “Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.”
A nulla valgono i Tuoi lamenti, i Tuoi boati, le esplosioni delle Tue collere, mentre certi Grandi continuano, inebriati dai fatui successi, insuperbiti dalla smisurata ricchezza, sordi al dolore e alla
disperazione dei Tuoi figli, dei loro fratelli.
Si sentono padroni della Terra, di Te che sei la vera Signora, la Madre.
Cara Madre Terra, si potrebbe proprio dire che hai covato una serpe in seno. Già, l’uomo, ingordo e famelico, arrogante e prepotente, quel Caino, è la vera serpe nel Tuo seno. La Bibbia non sbaglia.
Cara Madre Terra, ora tocca a Te. Fa sentire forte la Tua voce. Fa che certi Signori, padroni delle armi, padroni della guerra, padroni dell’oblio, padroni della vita e della morte dei loro fratelli, padroni della menzogna si ravvedano. Fa che per un solo istante vedano con gli occhi del cuore che cosa significhi un figlio morto, un marito senza lavoro o torturato, una sorella stuprata, una figlia umiliata, una madre o un padre senza più forze e lacrime da versare. Fa che per un solo istante, quei Signori, rapiti in un sogno profetico, vedano il proprio desco coperto da insetti, piuttosto che dai succosi frutti dati dal Tuo humus; fa che vedano i figli con lo sguardo perso nel vuoto e il ventre gonfio di ascite. Forse solo allora temeranno e tremeranno.
Solo allora spereranno in un mondo più giusto, un mondo dove si possa pregare così
Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature. Solo allora Tuo figlio, l’uomo, tornerà a guardare negli occhi l’altro Tuo figlio, suo fratello. Solo allora i Tuoi frutti saranno equamente divisi e distribuiti. Solo allora vi sarà un mondo di fratellanza, uguaglianza e libertà e Tu gioirai come tutte le madri felici di sapere i propri figli in pace e in armonia.

I have a dream.

martedì 5 maggio 2009

Una vera epifania: lunedì 7 gennaio 2008

Stavo preparando il convegno del 17 gennaio 2008 “Legalità e Dignità. La legalità a garanzia e tutela dei diritti dell’uomo e del cittadino” , pubblicato sul sito www.csachieti.it e aspettavo dalla Fondazione “Rita Levi Montalcini” una risposta in merito alla partecipazione dell’illustre Senatrice al convegno in parola.
L’attesa era tanta e la risposta, dati i numerosi impegni della Prof.ssa Montalcini, tardava ad arrivare, quando la mattina del 4 gennaio la d.ssa Giuseppina Tripodi, fidata e fedele collaboratrice della scienziata, mi confermava che il Presidente della CPS di Chieti, Dino Serafini, ed io, docente referente della Consulta, saremmo stati ricevuti dalla Professoressa presso la Fondazione Levi Montalcini a Roma, lunedì 7 gennaio 2008.
Il viaggio Chieti – Roma, con l’allora Segretaria della Consulta, è stato contraddistinto dall’attesa e dalla trepidazione per un incontro certamente unico, irripetibile e indimenticabile: un Premio Nobel, non solo per la medicina (1986). Un vero Premio Nobel anche per la vita: Donna esemplare di vivacità intellettuale, di fulgido coraggio e ingegno, di dedizione e abnegazione, modello per le giovani generazioni che hanno perso, o non hanno mai avuto, il senso della dignità della propria persona.
A Roma dinanzi alla Fondazione abbiamo incontrato il Dott. Fabrizio Franceschelli, regista della trasmissione “Chi l’ha visto?” di Rai2, il quale ha curato le riprese di quell’incontro e la registrazione del messaggio che la Senatrice ha voluto rilasciare agli Studenti di Chieti.
L’incontro è stato per me molto emozionante. La semplicità dei modi, l’umiltà dell’approccio, il calore umano testimoniato verso i giovani Studenti, la lucidità della mente che si è espressa in un fiume di parole consone e pertinenti hanno fatto sì che non solo si confermassero la stima e la grande ammirazione che nutrivo nei confronti della prof.ssa Levi Montalcini, ma che esse aumentassero.
Attesto che il Presidente e la Segretaria della Consulta, intervenuti in rappresentanza di tutti gli Studenti della provincia di Chieti a quell’incontro, hanno provato gli stessi sentimenti ed emozioni.
Concludo affermando che il 7 gennaio 2008 si è celebrata per noi una vera epifania.

Gabriella Toritto

mercoledì 25 marzo 2009

Blow Bubbles

C’era una volta Bolladisapone. Era tonda, trasparente, bionda e lieve.
Aveva la grande capacità di galleggiare sempre e ovunque.
Ogni qual volta si presentava in pubblico era lì che quasi veleggiava sempre più tronfia.
Non potete immaginare come si gonfiò quando la promossero direttrice.

Direttrice di che cosa? In giro non era ben chiaro di che cosa fosse direttrice, perché era capace solo di galleggiare.
Quante cure dedicava al suo aspetto per renderlo sempre più lieve e levigato! Era costante la sua frequenza dal bollucchiere!

Ma un giorno accadde che si sollevò un forte vento che scosse alberi, cespugli, fiori e che spazzò via tutto ciò che incontrò per strada.
Bolladisapone in quel momento usciva da uno dei tanti convegni che altri organizzavano per lei.
Il vento soffiò così forte che la trascinò via con forza.

Mentre il vento la trasportava lontano, Bolladisapone gridava così:
“Aiuto! Aiuto!! Vento, fermati, fermati! Sai, conosco persone importanti, posso fare molto per te!”
Ma il vento, sordo ad ogni richiamo, continuò a spazzare tutto e Bolladisapone si ritrovò contro un rovo di spine che la sgonfiò miseramente.
Vanitas atque imperitia imperant



martedì 17 marzo 2009

Gabriella Toritto: curriculum


E’ nata a Chieti www.comune.chieti.gov.it. Ha insegnato Lettere nelle Scuole Medie e Superiori.
Sua madre, di Tollo (CH), assieme all’intera parentela e ad altri compaesani, fu rastrellata, durante il fascismo, dai  tedeschi. 
Nella notte del 13 dicembre 1943 l’intera sua parentela fu costretta dai tedeschi allo sfollamento su  carri bestiame. 
Le piace scrivere, leggere e disegnare. 
Si è laureata a pieni voti a Roma, www.comune.roma.it, dove si è formata presso l’Istituto "Asisium" delle Suore Francescane Missionarie del S. Cuore di Gesù, a Grottarossa www.asisium.it .
Sempre a Roma negli anni 1995/98 ha conseguito i Diplomi 1°-2°-3° livello, quale applicatrice del Metodo di apprendimento mediato P.A.S.- del Professor Reuven Feuerstein, c/o l'IRFED Nazionale di Roma, autorizzato dal M.P.I. www.studiofeuerstein.it › cose-il-metodo-feuerstein 
E’ stata conduttrice di programmi culturali presso network locali.
E’ stata formatrice della Fondazione Il Battello a Vapore - Milano www.battelloavapore.it- in corsi di "Lettura ad alta voce" nell'ambito di progetti formativi per Docenti della Scuola dell’Infanzia e Primaria.
Ha ideato ed organizzato, quale Referente della Consulta Provinciale degli Studenti, dell’Educazione alla Salute e dell’Intercultura, Convegni, Seminari e Azioni, fra cui:
- il Convegno del 17 gennaio 2008 “Legalità e Dignità. La legalità a garanzia e tutela dei diritti dell’uomo e del cittadino” con la partecipazione della Senatrice,  Prof.ssa Rita Levi Montalcini, e della Professoressa Maria Falcone, www.csachieti.it 
- il Convegno del 19 marzo 2009 “Apprendistato alla vita – Etica, Intercultura e Costituzione nell’Italia che cambia”www.csachieti.it 
- il Seminario di Studio e Produzione - 16 e 17 marzo 2006
-il Convegno “Progetto Vita” - 8 maggio 2006 - special guest  il Prof. Fabio Folgheraiter - Editrice Ericksonwww.csachieti.it
-la Tavola Rotonda sulla Costituzione italiana, promossa dalla Prefettura e dalla Provincia di Chieti, Settore Politiche Sociali, 21 dicembre 2008, presso il Teatro Marrucino, www.teatromarrucino.eu, Chieti;
- il Convegno “Stop al Bullismo” per la promozione dei diritti dell’Infanzia – 20 novembre 2008, Giornata mondiale per i Diritti dell’Infanzia, promossa dal Comune di Lanciano,  www.comune.lanciano.chieti.it
E’ redattrice del mensile “Il Sorpasso” di Montesilvano:  ilsorpassomts.com
Fra le altre sue pubblicazioni:
- su "Il Monitore" - Rivista di Scuola, Cultura e Arte, Anno XXXVIII n. 2-3 settembre 2004 "La riforma e i percorsi formativi personalizzati"
- su "Il Monitore" Anno XXXVIII n. 4 dicembre 2004 "La lettura precoce. Il piacere della lettura"
-su "Il Monitore" Anno XXXIX n. 1 febbraio 2005 "La lettura dell'immagine"
- su "Il Monitore" Anno XXXX n. novembre 2003 “L’orientamento, quale prassi didattica”
- (a numero unico) "50° Anniversario della fondazione della Scuola" del Pontificio Istituto Maestre Pie Filippini di Pescara
- sul “Foro Teatino”, Chieti, ottobre 2008 – anno VII – n. 3 e sul sito www.csachieti.it  Rapporto sulle azioni relative all’organizzazione del Convegno “60° Anniversario della Costituzione Italiana” dell’ 8 ottobre 2008.
- su “Rassegna dell’Istruzione” del Ministero Istruzione, Università e Ricerca – Numero 1-2 del 2008 - “Valori, comportamenti, pratiche giovanili”, www.rassegnaistruzione.it/rivista/index.html
Ha prestato, come docente esperta, attività di libera docenza nell’ambito di diverse attività formative presso l'Università degli Studi "G. d'Annunzio" di Chieti-Pescara www.unich.it e l'Università di Teramo www.unite.it.
Dagli a.a. 2009/2010 ad oggi presta attività di libera docenza presso l'Università della Terza Età di Pescara, Associazione Cultura e Terza Etàwww.utepescara.it, e nel Circolo della Musica, della Letteratura, dell’Arte e delle Scienze Sociali di Pescara.
Ha frequentato i corsi e sostenuto esami presso l’Istituto Teologico “G. Toniolo” di Pescara negli aa.aa. 1978-83.

Si è adoperata nel Sociale, svolgendo volontariato presso la Divisione Cardiologia-UTIC dell’Ospedale Civile di Pescara e presso la Caritas Diocesana.    

mercoledì 11 marzo 2009

Scenari educativi

Intervento alla Settimana Pedagogica dell’Istituto Comprensivo Torricella Peligna (CH) Sabato, 5 luglio 2008
“Scuole A…per…Te… nessuno escluso”
Tavola Rotonda
1° Parte
Inizierò il mio intervento citando due situazioni che negli ultimi tempi mi hanno particolarmente colpita.
1. Contro la TV spazzatura gli studenti dell’Università “S. Raffaele” di Milano hanno da poco realizzato una campagna pubblicitaria “Miglioriamo la qualità della TV” a mio avviso significativa ed emblematica della condizione dell’uomo post-moderno, dunque anche dello studente di oggi. Basta consultarne il sito per apprezzare come sinteticamente, attraverso pochi script, gli universitari della Facoltà di Scienze della Comunicazione abbiano espresso l’evoluzione darwiniana dell’uomo in poche immagini, dagli ominidi, ovvero australopitechi, all’Homo neanderthalensis , all’homo habilis, all’homo erectus, al sapiens, al sapiens sapiens, o modernus con bibita e cannuccia in mano, non più troppo erectus, un po’ “ricurvus”, al post-modernus, obeso, impoltronito, passivo davanti ad una TV matrigna, ex maestra, ex artista, ex amica, con l’head line (slogan) che recita: ‘Che programmi avete per domani?’”…Dunque dall’evoluzione all’involuzione. Dall’esplosione delle grandi potenzialità all’implosione.
L’imbarbarimento della tv è speculare della società corrente. I giovani di oggi sono i figli della società da noi prodotta.
2. Due mesi fa, sfogliando un quotidiano, nelle pagine di cronaca locale, una foto, un nome, O …, e.. il ricordo di un mio alunno di una 1° media di diversi anni fa. Un tragico incidente a 18 anni. Il mio alunno, il “gigante buono”, così lo definivano nel quartiere, non c’è più. Attonita, dopo qualche istante di smarrimento, pensando anche al dolore della famiglia, mi sono chiesta “Come mi sono comportata con O.?”, “Che cosa ho fatto per lui?”
Venti giorni fa le notizie serali del TG regionale. Lo speaker informa su un inseguimento serrato delle Forze dell’Ordine contro due giovani per una rapina ai danni di una oreficeria. Due nomi, due foto segnaletiche mandate in onda. Una di esse attira la mia attenzione. Resto incredula: è L ..., mio alunno alle superiori. Anche lui ha da poco compiuto 18 anni. L., giovane capace, sensibile, ora è in carcere. Un suo elaborato scritto, testo descrittivo (scelse di descrivere una sua compagna, amica) fu valutato 7.1/2 per capacità espressiva, espositiva, per sensibilità di contenuti, per correttezza morfologica e sintattica. Letto dal Dirigente e da altri Docenti l’elaborato di Luca fu molto apprezzato.
Dov’è ora quel giovane? … Quella mente, quella sensibilità dove sono? Sono disperse. Quando ho iniziato ad insegnare a L., egli era già stigmatizzato. Nessuno lo diceva apertamente, ma si capiva che lo consideravano come irrecuperabile. Così è stato. Eppure a vederlo non si sarebbe detto. Certo aveva momenti in cui si chiudeva troppo in sé. Evidentemente nascondeva qualche segreto… Anche O. era stigmatizzato, sebbene allora fanciullo undicenne. Non nascondeva alcun segreto. E quali segreti può avere un bambino di undici anni? Forse non stava bene ed aveva bisogno di un bravo specialista. Forse era già seguito da un medico. Ricordo che era arrivato dalle scuole elementari già con lo stigma. Poi si parla di continuità …Quale?
“Faber est suae quisque fortunae”, sosteneva in una sua epistola Sallustio. Ma non è proprio così. Gli incontri incidono nella nostra esistenza. Dunque una buona scuola, dei bravi insegnanti, dei bravi compagni pesano sul nostro destino. … Non si parla forse di compagni di viaggio? Ebbene, se si hanno dei bravi compagni di viaggio ci si può ritenere superfortunati. Altrimenti la propria esistenza è segnata.
La mission della scuola, il suo compito, il suo dovere morale sono INCLUDERE, non STIGMATIZZARE. Lo stigma prelude l’esclusione, l’esclusione la dispersione, la dispersione comporta la negazione di ogni valore di civiltà, di sviluppo e di progresso... Il prezzo sociale da pagare poi è “salatissimo”. Quello morale è sotto gli occhi di tutti.
Pensando a O., pensando a L., ai miei due sfortunati alunni, mi è tornato in mente quando Papa Giovanni Paolo II, rievocando Galileo Galilei, chiese scusa alla scienza e quando, davanti al muro del pianto di Gerusalemme, chiese scusa al mondo ebraico nell’intento di esprimere un’autentica volontà di riconciliazione. Il parallelo non è poi così irriverente se si crede nella sacralità della persona.
Forse la scuola, nonostante il discredito sociale in cui versa e il mancato riconoscimento di tante eccellenti professionalità e dello spirito missionario che anima ancora molti, dovrebbe chiedere anche essa scusa ai tanti giovani che ha mortificato, giovani di cui non ha saputo riconoscere i talenti, le vocazioni, le inclinazioni, tutti carismi dispersi.
Di errori, a mio avviso, ne sono stati commessi tanti, alcuni sono risultati fatali.

Ma la scuola da sola non può farcela, così come la stessa famiglia, da sola, non ce la fa. I bambini, i giovani crescono bombardati da una molteplicità di input provenienti dalle tante informali agenzie pseudo-educative, pseudo-formative che pullulano alla ricerca del facile “arruolamento” di facili e fragili consumatori che si danno, anima e corpo, in pasto, pur di apparire. E non importa dove, come e con chi.
Ancora. Seppur unite, scuola e famiglia arrancano. Occorrono anche le Istituzioni. L’ASL. Il medico, lo specialista, lo psico-terapeuta, devono tornare a scuola.
Gli Amministratori devono assumere anch’essi, come missione, come servizio alla comunità, il ruolo cui sono preposti.
Occorre la Rete di figure valoriali adulte. Quella Rete in cui molti di noi sono cresciuti, accolti e protetti. La grande famiglia. I parenti. La solidarietà delle piccole comunità dove tutti si conoscevano, dove tutti hanno concorso, da veri tutori, alla crescita di virgulti riottosi, insubordinati, a volte troppo vivaci.
Se ciascuno di noi concepisse la propria esistenza come impegno, come servizio, e non come vissuto goliardico ed epicureo, allora, forse, il cammino dell’uomo procederebbe costruttivo. Gli stessi giovani avrebbero modelli viventi cui riferirsi, ne apprezzerebbero la fatica, l’impegno.
Si parla molto attualmente di emergenza educativa. Questa è legata proporzionalmente alla crisi che coinvolge l’adolescenza e la giovinezza. Siamo di fronte a giovani abbandonati a loro stessi, nell’indifferenza generalizzata, nella debolezza della vita affettiva, nella povertà degli scambi, delle relazioni, in solitudine, nella perdita di fiducia nelle istituzioni e nei valori tradizionali, nella precarietà della formazione che non assicura più il loro futuro. Da tali difficoltà scaturisce un sentimento individuale e collettivo d’angoscia e di insicurezza, di dipendenza economica prolungata, in contrapposizione ad una maturazione biologica e culturale precoce.
Tornando alle agenzie educative, ad esempio alla TV ex maestra, ex artista, ex amica, oggi perfida matrigna che, parafrasando G. Leopardi, “non mantiene ciò che promette allor”, possiamo considerare di espugnarla usando il “cavallo di Troia”, il quale altro non è se non la conoscenza di come essa nasce, di come viene “montata”.
Ruolo del maestro è, dunque, non tanto denunciare, quanto far conoscere i modi di produzione della cultura mediatica; dimostrare come il trattamento delle immagini, specialmente attraverso il montaggio, possa dare un’impressione arbitraria della realtà; commentare le trasmissioni seguite dagli allievi, pur curando la trasmissione dei saperi.
Si potrebbe partire dal commento di serie televisive per rimandare alle opere dei classici, poiché le prime, come le seconde, si nutrono degli amori, degli odi, delle speranze, delle aspirazioni, delle disperazioni dell’uomo; traggono spunto dalle paure, dalle ossessioni dell’esistenza umana di tutti i tempi.
Ora la narrazione di tali argomenti affascina i giovani, come gli adulti, poiché la narrazione ha affascinato dalla notte dei tempi. Ognuno di noi, attraverso la risonanza emotiva, le evocazioni delle narrazioni, vive un processo di immedesimazione. Pertanto il racconto, la narrazione non vanno disdegnate. Costituiscono un importantissimo tassello nel processo di costruzione del Sé. Nel mondo ebraico il capo famiglia spessissimo rievoca, narra il passato della propria gente, la storia della propria famiglia. Il racconto, la narrazione diventano così un vero e proprio rito, che conferisce identità, memoria, intimità che rinsalda i vincoli. Anche nelle corti medievali la narrazione veniva fatta per rinsaldare i vincoli di amicizia.
Senza la costruzione del Sé, senza l’identità di Sé ci sono i disturbi della personalità.
Vale la pena, a proposito, ricordare Peter Pan, il quale, per convincere Wandy a tornare con lui nel “Paese che non c’è”, le dice che lì potrebbe insegnare ai “bambini smarriti” a raccontare storie. Infatti se le sapessero raccontare, potrebbero crescere, imparerebbero a crescere.
L’invezione narrativa stimola fra l’altro l’immaginazione, il pensiero divergente. Morin, Bruner, Gadner danno grande importanza alla cultura umanistica, alla lettura dei classici, che sono riusciti a spiegare l’affanno umano, la fatica di vivere.
Narrare, conoscere storie, miti, strutturano e nutrono l’identità di persona.
Un sistema educativo, una teoria pedagogica, un indirizzo politico-nazionale di ampio respiro, che sottovalutano il contributo della scuola allo sviluppo dell’autostima degli alunni, falliscono in una delle funzioni primarie, falliscono come agenzia formativa a vantaggio di una miriade di agenzie “antiscuola”, dove molti giovani si rifugiano per compensare il fallimento vissuto a scuola.
Le “agenzie antiscuola” sono bande di “micro-criminalità” che rinfoltiscono le loro fila con adolescenti alla ricerca della propria identità e del rispetto dei pari. Gli esiti di tale concorrenza sono evidenti negli USA, dove vengono alienati abbastanza ragazzi neri da sbarcarne un terzo in prigione prima dei trent’anni. Da noi la situazione sociale fa presagire uguale destini se non si corre ai ripari.
Se la capacità d’azione (saper fare) e la stima (saper essere) sono essenziali per la costruzione del concetto di Sé, allora il funzionamento del sistema scolastico va esaminato anche in funzione del contributo dato a queste due componenti essenziali della personalità.
Sono da valorizzare una maggiore partecipazione e corresponsabilità nella scelta e nel raggiungimento degli obiettivi in tutti gli aspetti delle attività scolastiche.
E’ urgente allora implementare il diritto alla cittadinanza attiva. Tale concezione, cara alla tradizione progressista in campo educativo, è in linea con il principio costituzionale secondo cui, in una democrazia, diritti e responsabilità sono due facce della stessa medaglia.
Bruner sostiene che in molte culture democratiche ci si preoccupa troppo dei criteri formali del “rendimento” e degli aspetti burocratici dell’istruzione, in quanto istituzione, tanto da trascurare l’aspetto personale dell’educazione. Anche Morin, come Bruner, rivaluta l’importanza della cultura umanistica, in particolare della narrazione, del romanzo. Laddove vi è una storia insufficiente, incompleta, inadeguata su se stessi, nasce, si sviluppa una nevrosi. E’ probabile che la narrazione abbia la stessa importanza e funzione per la coesione della cultura quanto per la strutturazione di una vita individuale, personale.
Sentirsi a proprio agio nel mondo, sapendo dove collocarsi in una storia autodescrittiva, oggi è reso ancor più difficile dai flussi migratori.
Un bambino, un ragazzo, che arriva da Tunisi a Milano con la famiglia, è letteralmente sradicato, disorientato e, per quanto multiculturali siano gli intenti degli operatori scolastici, il fallimento dell’integrazione sarebbe certo se non intervenissero le associazioni del territorio in grado di aiutare l’immigrato, di sostenerlo, di riempire il vuoto venutosi a creare nella sua esistenza.
Ma perché la narrazione sia strumento della mente, capace di dare significato, bisogna leggerla, farla, analizzarla, sentirne l’utilità.
L’affabulazione, la narrazione, la lettura, la rappresentazione teatrale sono importanti tanto per il bambino, quanto per l’adolescente, per quel ragazzo che cresce, ma che non vuole crescere, che ha paura di crescere, che sospende i legami affettivi con la famiglia, con i genitori, che contesta, per costruire una sua nuova identità. Dirò di più. Proprio nella fase di crescita evolutiva in cui l’adolescente vive un “lutto”, quando “disprezza” l’infanzia, la famiglia esterna, il corpo, proprio allora, la lettura, la narrazione, l’immedesimazione teatrale possono aiutarlo a proiettare e a dissolvere le sue turbolente conflittualità. Così il libro, la narrazione, il teatro diventano luogo privilegiato all’ascolto, momento di sospensione del giudizio, momento cui aggrapparsi al risveglio al mattino.
La scuola che non tiene conto della psicologia dell’età evolutiva e del dolore inconscio provato dall’adolescente nel distacco dall’infanzia è una scuola decontestualizzata. La scuola che non tiene in conto un’ospedalizzazione infantile, una malattia infantile, un lutto è decontestualizzata. Una scuola che non tiene in debita considerazione di come e quanto siano cambiate l’infanzia e l’adolescenza di oggi, rispetto a quelle passate, è decontestualizzata.
I tempi e i ritmi dei nostri ragazzi sono notevolmente accelerati, i campi di interesse anticipati. Lo si comprende attraverso lo studio dell’editoria per l’infanzia, per l’adolescenza e dalla produzione libraria ad esse dedicate.
E’ innegabile che la TV abbia contribuito non solo ad anticipare i campi di interesse, spingendo il/al consumismo, ma ha anche accelerato la rapidità di apprendimento. Come? Oggi gli spot pubblicitari, seppur brevi, hanno già una story-board. I bambini di quattro anni sono ormai allenati, grazie ad essi, a capirne la truttura narrativa, se non ad anticiparne le sequenze. 60 anni fa la struttura narrativa veniva appresa forse in terza elementare, quando era ormai sviluppata una certa libertà nella capacità di lettura.
Ma tempi, ritmi accelerati, campi d’interesse anticipati ci ricordano l’iperattività, la superficialità, la tensione nervosa che distingue le giovani generazioni, rendendole spesso ”non-scolarizzate”. Un antidoto, una buona terapia, che consenta loro di recuperare ritmi più sostenibili, può essere costituita proprio dalla narrazione, dal teatro, dove tempi e luoghi fisici vengono annullati per divenire onirici.
Tuttavia la lettura, la narrazione, la drammatizzazione non vanno confusi con gli obiettivi didattici, essi sono, un traguardo di crescita, un dono, uno scambio, l’offerta di un’intimità. Inoltre costituiscono un’esperienza estremamente fisica, corporea, poiché protagonista non è solo la voce ma tutto il corpo. Corporea è la voce, corporeo è l’orecchio che ascolta. Con l’esperienza della narrazione, del teatro avvengono il contatto, la comunione, la relazione fra anime per partecipare di uno stesso segreto. E quale migliore esperienza per giovani e bambini così tanto soli? Nel contempo comporta anche qualche rischio poiché ci si mette in gioco, tutti, tanto chi narra, legge, recita, quanto chi ascolta.
E’ auspicabile quindi un cambiamento misurato che rinnovi un sistema come la scuola, da sempre istituzione che insegna ma che non apprende, in quanto organismo che più di ogni altro si manifesta resistente alle innovazioni, forse perché essa, la scuola, è luogo deputato alla memoria, alla tradizione. Di qui probabilmente il disagio dei giovani che avvertono di essere incompresi.
Oggi è necessario che la scuola, riscopra la vocazione per cui è nata: l’eplorazione, la ricerca, la proiezione nel futuro, forte degli strumenti trasmessi dalla tradizione.
Gardner in “Sapere per comprendere” sottolinea come negli ultimi anni i progressi della scienza e della tecnica siano stati esponenziali. A fronte di tale rivoluzione copernicana, la scuola è rimasta quasi come quella di un secolo fa: prevalenza della lezione frontale nella didattica, esercitazioni scritte, attività decontestualizzate.