Raccordi Interistituzionali - Scuola e Legalità
Integrazione - Pari Opportunità - CPS di Chieti
e-mail: gabriella.toritto.ch@istruzione.it
CONVEGNO
“Legalità e Dignità. La legalità a garanzia e tutela della dignità dell’uomo, del cittadino”.
Giovedì, 17/01/2008. Teatro Auditorium Supercinema. Chieti.
Sulla Legalità
della Prof.ssa Gabriella TORITTO
Cittadinanza attiva, democratica, europea. Nuova governance.Legalità. Uguaglianza. Diritti umani. Impegno civile e sociale.
Questi gli input per i giovani del terzo millennio. Parole di senso, di profondo significato umano, storico, sociale. Parole da coniugare nelle scuole secondo un paradigma trasversale a tutte le discipline in un processo formativo continuo. Del resto la formazione è l’azione strategica per eccellenza e le giovani generazioni vanno formate nella e alla cultura della legalità.
La formazione alla cultura della legalità avviene sia per educazione (ex-ducere), sia per autoeducazione, nella consapevolezza che la cultura rende liberi, indipendenti, capaci di operare scelte e di assumere responsabilità nella vita personale, sociale e civile.
Ma la cultura della legalità implica la partecipazione e questa “si impara praticandola”.
Gli Studenti della Consulta Provinciale, ma anche quelli del Parlamento Regionale degli Studenti, dei Comitati Studenteschi e degli Organi Collegiali, sono favoriti, poiché vivono esperienze privilegiate di partecipazione democratica. Gli Studenti si incontrano, si confrontano, fanno rete, consolidano esperienze di partecipazione, di condivisione, di espressione della propria creatività e di impegno.
Gli Studenti fanno così tesoro della circolarità delle idee e dell’educazione, che diventa corale nel momento in cui essi, testimoni di esperienze significative e di messaggi incisivi, li diffondono attraverso le life skills, divenendo, più o meno consapevolmente, peer educators.
I giovani di oggi sono chiamati anche a contrastare i fenomeni sociali destrutturanti e destrutturati, non ultimi certe agenzie formative mediatiche o certi videogiochi, “seducenti ma contraddittori”, disorientanti. Sarebbe bene per loro prediligere invece le forme associative, lo sport, che addestrano, educano all’osservanza delle regole, al rispetto degli impegni e che, attraverso il controllo del corpo e della mente, formano, forgiano il carattere e lo fortificano, consentendo di scegliere e di costruire uno stile di vita salutare, di integrarsi, di assumere ruoli, impegni e responsabilità precisi.
Lo sport, l’attività sportiva di gruppo, l’impegno nell’associazionismo consentono la “valorizzazione del ruolo di tutti, il riconoscimento del ruolo di ciascuno”; costituiscono l’antidoto al doping e ad ogni forma di dipendenza, “inconciliabile con la vita e la salute”, con la dignità della persona.
Stili di vita non corretti, insalubri conducono inevitabilmente alla dispersione scolastica, umana e sociale, “fenomeno antitetico” ad ogni etica, alla legalità e allo sviluppo della cittadinanza attiva e democratica.
La dispersione, in tutte le sue forme, è del resto conseguenza e concausa della diffusione dell’illegalità. Essa va combattuta fin dalle prime classi dell’iter scolastico attraverso un efficace ed incisivo orientamento che scopra, coltivi e valorizzi i carismi, le attitudini, le inclinazioni, le vocazioni che ogni essere umano porta in sé e con sé dall’infanzia, rispettando i tempi, i ritmi personali nei processi della crescita evolutiva.
Nella cultura della legalità rientra anche il concetto di interculturalità che richiama “i principi generali dell’universalismo”, della centralità e della dignità della persona cui si ispira la Costituzione Italiana, che quest’anno celebra il 60° anniversario.
Nella scuola italiana una delle forme di lotta contro l’illegalità è la piena integrazione degli alunni di origine straniera, nell’ottica di un nuovo concetto di cittadinanza e in fedele osservanza dei dettami della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite (1948), Dichiarazione che rappresenta la massima consapevolezza della sostanziale unità del genere umano finora raggiunta dall’homo sapiens sapiens.
L’art. 3 della Costituzione Italiana recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione politica, di condizioni personali e sociali”.
Compito della Scuola, così recita ancora il predetto art. 3, è: “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Lo stesso Libro Bianco della U.E. fa riferimento ad una nuova governance che non può prescindere dall’adozione generalizzata di sistemi di partecipazione informata dei cittadini, rendendo quei sistemi più efficaci e trasparenti, promuovendone l’applicazione in coerenza con il quadro comunitario. Occorre allargare i livelli di informazione, di partecipazione e di condivisione, poiché i principi alla base di una buona governance, di una governance più democratica, sono:
• apertura, ovvero le istituzioni devono operare in modo più aperto, devono adoperarsi attivamente per spiegare meglio, con un linguaggio accessibile e comprensibile al grande pubblico, che cosa fa l’Unione Europea e in che cosa consistono le decisioni che essa adotta, accrescendo così la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni;
• partecipazione, in quanto la qualità, la pertinenza e l’efficacia delle politiche dell’Unione dipendono dall’ampia partecipazione che si saprà assicurare lungo tutto il loro percorso, dalla prima elaborazione all’esecuzione; una maggiore partecipazione contribuirà ad aumentare la fiducia nel risultato finale e nelle istituzioni da cui tali politiche vengono emanate;
• responsabilità, affinché i ruoli all’interno dei processi legislativi ed esecutivi siano definiti con maggiore chiarezza; vi è infatti l’esigenza di maggiore trasparenza e maggiore responsabilità da parte di tutti coloro che partecipano, a qualsiasi livello, all’elaborazione e all’attuazione delle politiche dell’Unione;
• efficacia, ossia le politiche dell'UE devono essere efficaci e tempestive, producendo i risultati richiesti in base a obiettivi chiari, alla valutazione del loro impatto futuro e, ove possibile, alla luce delle esperienze acquisite in passato; perché siano efficaci è necessario che le politiche siano attuate secondo proporzionalità e le decisioni siano adottate ai livelli più opportuni;
• coerenza, nel senso che le politiche e gli interventi dell’Unione devono essere coerenti e di facile comprensione; la coerenza, a sua volta, richiede una leadership politica e una decisa assunzione di responsabilità.
Tali principi costituiscono il fondamento della democrazia e del principio di legalità e si applicano a tutti i livelli di governo: globale, europeo, nazionale, regionale, locale.
Nella mission che anima la Scuola italiana vi sono i valori di libertà, di democrazia, la cultura della legalità e della sicurezza, “binomio inscindibile, poiché la sicurezza genera fiducia nelle Istituzioni e la fiducia nelle Istituzioni favorisce comportamenti orientati al rispetto delle regole”.
La legalità garantisce e tutela la dignità della persona, ne favorisce la piena realizzazione, il rispetto. Le norme sociali e le norme giuridiche, le regole fondamentali per una civile convivenza, il rispetto della persona, il rispetto dell’ambiente, il rispetto della legge, come principio fondamentale di libertà e di uguaglianza, sono tutti argomenti, temi, che rientrano a pieno titolo nella legalità.
Sempre ragionando di legalità, guardiamo con fiducia all’Europa unita, a quella comunità di Stati e di Popoli che nel secolo scorso ha conosciuto barbarie a non finire, non solo la Shoah, ma l’eccidio di etnie, di uomini, di donne, di bambini innocenti.
E’ sulla memoria storica che la nuova Europa rivendica la propria missione di pace nel mondo, i suoi sentimenti di amicizia, di fratellanza, di accettazione e di rispetto del diverso, consapevole che esiste un’ecologia dell’azione, come scrive uno dei massimi filosofi del nostro tempo, Edgar Morin, e protesa verso un Nuovo Umanesimo, verso l’universalismo in un’attenta visione planetaria del destino dell’umanità, “unico antidoto” ad ogni revanche barbarica.
Ora nella cultura della legalità rientra anche il discorso sulla moralità. E per argomentare sulla moralità cito la Critica della Ragion Pratica, che affronta il problema morale, ovvero l’ “Io” che cerca una morale universale. In essa Immanuel Kant asserisce che, per trovare la morale universale, l’ “Io” ha due possibilità, o seguire gli istinti pulsionali, appagando la propria gratificazione personale, oppure seguire “l’imperativo categorico o Super Io” che detta i criteri con cui agire in base ad una morale universale.
Tale imperativo è un ordine che esclude qualsiasi gratificazione personale, perché l’ “Io”, agendo secondo morale, agisce per il bene collettivo; è un “dovere per dovere”.
Per Kant l’Imperativo categorico si fonda su tre leggi:
• agisci in modo che la massima delle tue azioni sia una legge universale
• agisci per te e per il tuo prossimo come fosse un fine e non un mezzo (non sottomettere nessuno)
• ”Se voglio la promozione devo studiare” (imperativo ipotetico, che ha per presupposto un
fine pratico)
A tutti gli Studenti, presenti al Convegno odierno, mi permetto di suggerire la riflessione su due
piccoli, grandi libri, di facile lettura, scritti da Edgar Morin:
- La testa ben fatta. Riforma dell'insegnamento e riforma del pensiero
di Morin Edgar - Cortina Raffaello – 2000
- Cultura e barbarie europee
di Morin Edgar - Cortina Raffaello – 2006
Gabriella TORITTO
Chieti, lì 17 gennaio 2008