sabato 28 febbraio 2009

La Fiaba


- Di generazione in generazione la fiaba è raccontata a voce, tradizione orale

- L’ambiente d’origine è popolare

- La fiaba nasce dalle credenze, dalle paure, dalla vita della povera gente

- I trascrittori di fiabe attingono dalle
  • fiabe d’ambiente arabo
  • fiabe d’ambiente tedesco: i F.lli Grimm
  • fiabe d’ambiente italiano: Italo Calvino

- E’ caratterizzata da genericità di epoca e di luoghi, da personaggi impossibili, verosimili, non descritti, da dati ricorrenti

- Nella fiaba il mondo è diviso in due: il bene – il male

- Altre sue caratteristiche sono:
  • gli errori di grammatica
  • il discorso diretto
  • le ripetizioni
  • le triplicazioni
  • le formule d’inizio e di chiusura
  • le formule magiche
  • le filastrocche
  • il linguaggio

Il Principe e la Principessa

C'era una volta, in un paese lontano, lontano, una bellissima Principessa che viveva prigioniera di una terribile strega in un grande castello fatato.
Un Principe venne a conoscenza di quanto accadeva alla ragazza e volle andare a salvarla.
Affrontò un lungo e faticoso viaggio attraverso paludi spaventose e boschi pieni di insidie.


Durante il viaggio incontrò un uomo piccolo, piccolo che era rimasto intrappolato in una rete. Il Principe, dall’animo nobile, aiutò l’uomo, liberandolo dai lacci in cui era rimasto avviluppato.
L’ometto fu così riconoscente verso il suo salvatore che gli dichiarò: “ Oh, mio Signore, ti seguirò fin in capo al mondo in tutte le imprese che vorrai compiere”.

Ripresero insieme il cammino verso il castello, quando un ostacolo spaventoso bloccò il loro tragitto. Un grande, malefico drago dalle fauci ardenti e dalle lunghe fiammate di fuoco si ergeva contro di loro. L’aspetto era possente ed incuteva terrore con quel corpo ricoperto da squame brillanti e dure come l’acciaio. Avanzava rumorosamente e minacciosamente contro il Principe e il suo aiutante, ormai paralizzati dalla paura. Ma i due si ripresero subito dallo spavento iniziale e si avventarono sul drago che, indomito, soffiava fuoco su tutto, mandando in fumo il verde prato che poco prima si stendeva lì dinanzi.
Il Principe, memore di un’antica, profetica consegna, iniziò a recitare un mantra:
“Oh Moivé, oh Moivé , tenebroso essere degli Inferi, fuggi via dai miei campi! Che il sole abbagli la tua vista! Che la luna rifugga il tuo essere! Che la terra ti seppellisca nelle sue viscere!”
Il suono di quelle parole poté più dei colpi di spada e di sciabola. Il mostruoso animale si afflosciò a terra sussultando e spirò l’ultimo respiro, mentre il Principe continuava a recitare:
“Oh Moivé, oh Moivé, tenebroso essere degli Inferi, fuggi via dai miei campi! Che il sole abbagli la tua vista! Che la luna rifugga il tuo essere! Che la terra ti seppellisca nelle sue viscere!”
I due avventurieri, dopo essersi ripresi dalle fatiche, si rimisero in cammino verso la meta. Attraversarono valli, campagne, monti sotto sole, sotto pioggia e sotto vento.

Finalmente, stremati dal lungo viaggio, arrivarono al castello della bella Principessa, che si ergeva su un alto colle. Lì incontrarono la perfida Strega. Era orribile nell’aspetto. Era impossibile sostenerne lo sguardo.

La Strega mandò incontro al Principe un suo combattente fidato, il Cavaliere Nero, infame e codardo. Questi indossava un’armatura nera dalle lance ben aguzze. Con la sua prestanza faceva orrore alla sola vista, ma il principe, impavido, partì all’attacco e con un sol colpo, ben sferrato, lo atterrò stecchito.

La strega, furiosa, ricorse ad alte, nere magie e, facendo vibrare nell’aria la sua bacchetta verde marcio, risvegliò con pozioni ed intrugli malefici il Cavaliere Nero tramortito e lo dotò di una nuova potente armatura e di una spada avvelenata.
Il Cavaliere Nero si riprese dall’intorpidimento, si rialzò e ricominciò la lotta con il Principe. Nel frattempo l’ometto, grato al suo salvatore, temendo che le cose si mettessero proprio male, cercò aiuto nel bosco vicino.
Chiamò due suoi vecchi amici, Merlino e Merlina, di cui tutti conoscevano le grandi virtù terapeutiche e benefiche.
Informati sullo stato delle cose e paventando per il Principe una cattiva sorte, i due maghi gli mandarono in dono una spada scintillante di una leggerezza mai conosciuta. Una spada sì fatta, leggera e sottile, era perfetta per i combattimenti. Si trattava di un nuovo ritrovato della magia, dotato di una luce potentissima, che vibrando rilasciava fasci di luce tagliente.
Il Principe invocò nuovamente:
“Oh Moivé, oh Moivé , tenebroso essere degli Inferi, fuggi via dai miei campi! Che il sole abbagli la tua vista! Che la luna rifugga il tuo essere! Che la terra ti seppellisca nelle sue viscere!”.
Così riuscì ad infilzare il Cavaliere Nero e a mozzare il capo della Strega che rotolò dal pendio, macchiando di sangue bluastro i campi ormai in fiore.

Libero da ogni maleficio, il Principe entrò nel castello incantato. La spada magica lo precedeva, depurando il percorso da liquami, da alghe imputridite, da ragni ed insetti.

Trovò la Principessa, la salvò e si sposarono, vivendo per sempre felici e contenti.



IL TESTO POETICO

E’ scritto in versi. Suo scopo è comunicare stati d’animo, emozioni, sensazioni, esaltando al massimo la capacità espressiva del linguaggio.

In letteratura i testi poetici sono classificati in tre gruppi fondamentali:

1° gruppo
  • l’epica – poema epico
  • poema epico cavalleresco
  • poema eroicomico
narrano imprese di eroi, episodi di guerra, mescolando elementi storici, miti leggendari.


2° gruppo
  • la lirica – lirica propriamente detta
  • lirica religiosa
  • lirica amorosa, civile o patriottica, giocosa o burlesca
esprimono in maniera soggettiva i pensieri, i sentimenti o le impressioni del poeta.


3° gruppo

  • il canto individuale – le conte
  • il canto corale – le ninne nanne
  • le filastrocche
  • i canti popolari
  • i canti di lavoro o di lotta
  • i testi delle opere
  • le liriche delle canzoni
sono una composizione spesso accompagnata dalla musica o da un ritmo evidente.



a)La LETTURA ESPRESSIVA
è quella che rispetta
  • il ritmo,
  • il timbro dei versi,
  • le singole parole

b) La COMPRENSIONE
consiste nel

  • capire il significato di tutte le parole e di tutte le immagini del testo,
  • capire il significato complessivo del testo (cioè il tema)
  • capire le intenzioni comunicative dell’autore

IL TESTO POETICO
si presta ad interpretazioni diverse.

Il metodo per imparare a leggere il testo poetico è costituito da

OSSERVAZIONE ANALITICA
che consta di
  • LETTURA E COMPRENSIONE
  • ANALISI
  • COMMENTO

Per fare ciò occorre procedere con la PARAFRASI, che consente una migliore comprensione del TESTO POETICO


Le regole della PARAFRASI sono:

1. LEGGERE ATTENTAMENTE IL TESTO

2. CON L’AIUTO DELLE NOTE E DEL VOCABOLARIO, SOSTIUIRE LE PAROLE E LE ESPRESSIONI DIFFICILI CON SINONIMI ED ESPRESSIONI EQUIVALENTI, MA PIU’ FACILI DA COMPRENDERE

3. RISCRIVERE IL TESTO SEGUENDO L’ORDINE NATURALE DELLA PROSA
  • Soggetto
  • Predicato
  • Complemento diretto
  • Complementi indiretti

La CREATIVITA’
è un insieme di tecniche e di metodi individuali o di gruppo destinati a sviluppare e ad inquadrare il potenziale creativo delle persone e delle organizzazioni

CREATIVITA’ ≠ DIVERGENZA

DIVERGENZA * = META DEL PROCESSO CREATIVO

* Con la meta di una cosa non si può fare nulla

E’ importante conoscere e praticare le due fasi
  • divergenza
  • convergenza


LE DUE FASI DEL PROCESSO CREATIVO

1^ FASE DIVERGENTE
Ruota libera dell’immaginazione:

- la critica è proibita
- l’idea folle è apprezzata
- la quantità è ricercata

2^ FASE CONVERGENTE
Rigore nella selezione:

- giudizio obiettivo
- studio di fattibilità
- decisione ed azione


La CREATIVITA’ è caratterizzata da:
  • FLUIDITA’, numero di idee prodotte in risposta ad una domanda
  • FLESSIBILITA’, misurazione del numero di categorie logiche in cui si possono classificare le risposte
  • ORIGINALITA’, indice di rarità delle risposte
  • ELABORAZIONE, misurazione del grado di precisione e di specificazione dei dettagli delle idee prodotte


La CONVERGENZA E’ LA FASE PIU’ IMPORTANTE DEL PROCESSO CREATIVO

Con un po’ di allenamento e un buon animatore un gruppo può produrre in circa mezz’ora 50-100 idee ed estrarre da queste l’idea vincente.

La fase CONVERGENTE deve essere sviluppata senza tralasciare la fase DIVERGENTE. Sarebbe un’automutilazione.

ESEMPI di ATTIVITA’ :
MAPPA MENTALE di PAROLE

Anima mia

In fondo al cielo
Ci sei tu, anima mia
Amor disperso fra rivoli confusi e grigi
Il cuore si apre a te, celeste terso dell’universo
Colonna di fede e di carità

Primavera

L’onda verde del prato vibra
al passaggio di re levantino
Le farfalle colorano il cielo
terso di aprile
I fiori ravvivano la vista
Rasserena l’anima
la brillante quiete della natura

La tempesta

Di notte tempo
la tempesta soffiava
La natura tremava
al cielo cupo e al vento acuto
Al fiorir dell’alba
uno squarcio di luce
forò la dura coltre di nubi
Tornavan il sereno e la quiete

Vento

Alberga profonda la notte
nel cuore dell’uomo
Un flebile vento
soffia sul viso
e lo rende contento
del cuore sospeso
Lo sguardo va
oltre la siepe
del clivo colle
che inoltra al paese.

Vietato credere

Le speranze,
anche quelle, si spengono
ad una ad una
sempre più atrocemente.
Rimani solo
in un arido deserto
dove è vietato credere
“Diventa cinico”
questo ti hanno detto.
E a lungo andare ti avvii

per quei ciechi meandri
dove solo una speranza puoi serbare:
sopravvivere almeno.

Universo

L’armonia delle cose
la melodia dei suoni
il sincronismo dei tempi
fanno di Te
l’Assoluto

Stagioni del cuore

In primavera
il sorriso di un fiore
faceva pensare a giornate di sole.
Poi venne l’estate, il calore, l’amore
e il fiore viveva giornate d’ardore.
Con ottobre e novembre anche il cielo si oscurò.
Il fiore piangeva. Soffrir non voleva.
Mai più giornate di sole, con mille raggi caldi d’amore.
Dicembre portava un nero mantello,veniva col gelo, suo fratello.
Il fiore guardando disse: “Pietà, risparmia la mia giovane età”.
Ma il vecchio avanzava con fretta ed impazienza,
faceva timore per la sua violenza.
Il fiore piangeva. Morir non voleva!
“Oh, giorni di sole, di mare, di luna,
mai più scorderò la nostra fortuna:
una breve stagione piena d’amore,
di tiepide notti e di albe rosate,
con dietro di noi un coro di fate”

giovedì 26 febbraio 2009

Rosso rubino

Verde smeraldo
aveva sul dito
Rosso rubino
celava nel cuore
Verde smeraldo
imputridito
Rosso rubino
spento
tradito

Lacrime

Un campo arido
distrutto dal dolore
Lacrime
che lavano l’anima
Lacrime che confondono la vista
solcando un cuore trafitto dal dolore
Sono gocce di rugiada
su un arido campo che beve
le assorbe
si disseta
e torna a vivere

La Ruota

Una ruota gira.
Sembra felice.
Gira, gira, gira.
Sempre più forte gira.
Sembra impazzita.
Ma gira.
Vorticosamente gira.

Domani

Oggi credo solo in Dio
Domani forse in nulla
Domani
sarò un rottame incenerito

A mia madre

Madre
Esempio di donna casta e pura
Dolcezza infinita di eterno amore
Sorgente di vita limpida e onesta
Vigore e fare
Bellezza infinita di eterno amore

mercoledì 25 febbraio 2009

La fiaba

Di generazione in generazione la fiaba è raccontata a voce, tradizione orale


  • L’ambiente d’origine è popolare

  • La fiaba nasce dalle credenze, dalle paure, dalla vita della povera gente


  • I trascrittori di fiabe attingono dalle

- fiabe d’ambiente arabo

- fiabe d’ambiente tedesco: i F.lli Grimm

- fiabe d’ambiente italiano: Italo Calvino


  • E’ caratterizzata da genericità di epoca e di luoghi, da personaggi impossibili, verosimili, non descritti, da dati ricorrenti

  • Nella fiaba il mondo è diviso in due: il bene – il male


  • Altre sue caratteristiche sono:

    • gli errori di grammatica

    • il discorso diretto

    • le ripetizioni

    • le triplicazioni

    • le formule d’inizio e di chiusura

    • le formule magiche

    • le filastrocche

    • il linguaggio

Il Principe e la Principessa


--> C‘era una volta, in un paese lontano, lontano, una bellissima Principessa che viveva prigioniera di una terribile strega in un grande Castello fatato.Un Principe venne a conoscenza di quanto accadeva alla ragazza e volle andare a salvarla.Affrontò un lungo e faticoso viaggio attraverso paludi spaventose e boschi pieni di insidie.Durante il viaggio incontrò un uomo piccolo, piccolo che era rimasto intrappolato in una rete. Il Principe, dall'animo nobile, aiutò l’uomo, liberandolo dai lacci in cui era rimasto avviluppato.L’ometto fu così riconoscente verso il suo salvatore che gli dichiarò la sua riconoscenza: “Oh, mio Signore, ti seguirò fin in capo al mondo in tutte le imprese che vorrai compiere”.
Così ripresero insieme il cammino verso il castello, quando un ostacolo spaventoso bloccò il loro tragitto. Un grande, malefico drago dalle fauci ardenti e dalle lunghe fiammate di fuoco si ergeva contro di loro.
L’aspetto era possente ed incuteva terrore con quel suo corpo ricoperto da squame brillanti e dure come l’acciaio. Avanzava rumorosamente e minacciosamente contro il Principe e il suo aiutante, ormai paralizzati dalla paura. I due, avventurosi quali erano, si ripresero subito dallo spavento iniziale e si avventarono sul drago che, indomito, soffiava fuoco su ogni dove, mandando in fumo il verde prato che poco prima si stendeva lì dinanzi.
Il principe, memore di un’antica, profetica consegna, iniziò a recitare un mantra: “Oh Moivé, oh Moivé, tenebroso essere degli inferi, fuggi via dai miei campi! Che il sole abbagli la tua vista! Che la luna rifugga il tuo essere! Che la Terra ti seppellisca nelle sue viscere!”
Il suono di quelle parole poté più dei colpi di spada e di sciabola. Infatti il mostruoso animale si afflosciò a terra sussultando e spirò l’ultimo respiro, mentre il Principe continuava a recitare: “Oh Moivé, oh Moivé, tenebroso essere degli inferi, fuggi via dai miei campi! Che il sole abbagli la tua vista! Che la luna rifugga il tuo essere! Che la Terra ti seppellisca nelle sue viscere!”
Il principe e l'aiutante, dopo essersi ripresi dalle fatiche, si rimisero in cammino verso la meta. Attraversarono valli, campagne, monti sotto sole, sotto pioggia e sotto vento.
Finalmente, stremati dal lungo viaggio, arrivarono al castello della bella Principessa, che si ergeva su un alto colle. Lì incontrarono la perfida Strega. Era orribile nell'aspetto. Era impossibile sostenerne lo sguardo.

La Strega mandò incontro al Principe un suo combattente fidato, il Cavaliere Nero, infame e codardo. Questi indossava un’armatura nera dalle lance ben aguzze. Con la sua prestanza faceva orrore alla sola vista, ma il principe, impavido, partì all'attacco e con un sol colpo, ben sferrato, lo atterrò stecchito.

La strega, furiosa, ricorse ad alte magie e, facendo vibrare nell’aria la sua bacchetta verde marcio, risvegliò con pozioni ed intrugli malefici il Cavaliere Nero tramortito e lo dotò di una nuova potente armatura e di una spada avvelenata.
Il Cavaliere Nero si riprese dall'intorpidimento, si rialzò e riprese la lotta contro il Principe. 
Nel frattempo l’ometto, grato al suo salvatore, temendo che le cose si mettessero proprio male, cercò aiuto nel bosco vicino.

Chiamò due suoi vecchi amici, Merlino e Merlina, di cui tutti conoscevano le grandi virtù terapeutiche e benefiche.

Informati sullo stato delle cose e paventando per il Principe una cattiva sorte, i due maghi gli mandarono in dono una spada scintillante di una leggerezza mai conosciuta. Una spada sì fatta, leggera e sottile, era perfetta per i combattimenti. Si trattava di un nuovo ritrovato della magia, dotato di una luce potentissima, che vibrando rilasciava fasci di luce tagliente.
Il Principe invocò nuovamente: “Oh Moivé, oh Moivé, tenebroso essere degli inferi, fuggi via dai miei campi! Che il sole abbagli la tua vista! Che la luna rifugga il tuo essere! Che la Terra ti seppellisca nelle sue viscere!”.
Così riuscì ad infilzare il Cavaliere Nero e a mozzare il capo della Strega che rotolò dal pendio, macchiando di sangue bluastro i campi ormai in fiore.













Libero da ogni maleficio, il Principe entrò nel castello incantato. La spada magica lo precedeva, liberando il percorso da liquami, alghe imputridite, ragni ed insetti.






Trovò la Principessa, la salvò e si sposarono, vivendo per sempre felici e contenti.