sabato 28 febbraio 2009

Il Principe e la Principessa

C'era una volta, in un paese lontano, lontano, una bellissima Principessa che viveva prigioniera di una terribile strega in un grande castello fatato.
Un Principe venne a conoscenza di quanto accadeva alla ragazza e volle andare a salvarla.
Affrontò un lungo e faticoso viaggio attraverso paludi spaventose e boschi pieni di insidie.


Durante il viaggio incontrò un uomo piccolo, piccolo che era rimasto intrappolato in una rete. Il Principe, dall’animo nobile, aiutò l’uomo, liberandolo dai lacci in cui era rimasto avviluppato.
L’ometto fu così riconoscente verso il suo salvatore che gli dichiarò: “ Oh, mio Signore, ti seguirò fin in capo al mondo in tutte le imprese che vorrai compiere”.

Ripresero insieme il cammino verso il castello, quando un ostacolo spaventoso bloccò il loro tragitto. Un grande, malefico drago dalle fauci ardenti e dalle lunghe fiammate di fuoco si ergeva contro di loro. L’aspetto era possente ed incuteva terrore con quel corpo ricoperto da squame brillanti e dure come l’acciaio. Avanzava rumorosamente e minacciosamente contro il Principe e il suo aiutante, ormai paralizzati dalla paura. Ma i due si ripresero subito dallo spavento iniziale e si avventarono sul drago che, indomito, soffiava fuoco su tutto, mandando in fumo il verde prato che poco prima si stendeva lì dinanzi.
Il Principe, memore di un’antica, profetica consegna, iniziò a recitare un mantra:
“Oh Moivé, oh Moivé , tenebroso essere degli Inferi, fuggi via dai miei campi! Che il sole abbagli la tua vista! Che la luna rifugga il tuo essere! Che la terra ti seppellisca nelle sue viscere!”
Il suono di quelle parole poté più dei colpi di spada e di sciabola. Il mostruoso animale si afflosciò a terra sussultando e spirò l’ultimo respiro, mentre il Principe continuava a recitare:
“Oh Moivé, oh Moivé, tenebroso essere degli Inferi, fuggi via dai miei campi! Che il sole abbagli la tua vista! Che la luna rifugga il tuo essere! Che la terra ti seppellisca nelle sue viscere!”
I due avventurieri, dopo essersi ripresi dalle fatiche, si rimisero in cammino verso la meta. Attraversarono valli, campagne, monti sotto sole, sotto pioggia e sotto vento.

Finalmente, stremati dal lungo viaggio, arrivarono al castello della bella Principessa, che si ergeva su un alto colle. Lì incontrarono la perfida Strega. Era orribile nell’aspetto. Era impossibile sostenerne lo sguardo.

La Strega mandò incontro al Principe un suo combattente fidato, il Cavaliere Nero, infame e codardo. Questi indossava un’armatura nera dalle lance ben aguzze. Con la sua prestanza faceva orrore alla sola vista, ma il principe, impavido, partì all’attacco e con un sol colpo, ben sferrato, lo atterrò stecchito.

La strega, furiosa, ricorse ad alte, nere magie e, facendo vibrare nell’aria la sua bacchetta verde marcio, risvegliò con pozioni ed intrugli malefici il Cavaliere Nero tramortito e lo dotò di una nuova potente armatura e di una spada avvelenata.
Il Cavaliere Nero si riprese dall’intorpidimento, si rialzò e ricominciò la lotta con il Principe. Nel frattempo l’ometto, grato al suo salvatore, temendo che le cose si mettessero proprio male, cercò aiuto nel bosco vicino.
Chiamò due suoi vecchi amici, Merlino e Merlina, di cui tutti conoscevano le grandi virtù terapeutiche e benefiche.
Informati sullo stato delle cose e paventando per il Principe una cattiva sorte, i due maghi gli mandarono in dono una spada scintillante di una leggerezza mai conosciuta. Una spada sì fatta, leggera e sottile, era perfetta per i combattimenti. Si trattava di un nuovo ritrovato della magia, dotato di una luce potentissima, che vibrando rilasciava fasci di luce tagliente.
Il Principe invocò nuovamente:
“Oh Moivé, oh Moivé , tenebroso essere degli Inferi, fuggi via dai miei campi! Che il sole abbagli la tua vista! Che la luna rifugga il tuo essere! Che la terra ti seppellisca nelle sue viscere!”.
Così riuscì ad infilzare il Cavaliere Nero e a mozzare il capo della Strega che rotolò dal pendio, macchiando di sangue bluastro i campi ormai in fiore.

Libero da ogni maleficio, il Principe entrò nel castello incantato. La spada magica lo precedeva, depurando il percorso da liquami, da alghe imputridite, da ragni ed insetti.

Trovò la Principessa, la salvò e si sposarono, vivendo per sempre felici e contenti.



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