mercoledì 11 marzo 2009

La lettura delle immagini

Il bambino piccolo non legge le fiabe. Qualcuno le legge per lui ed egli impara ad ascoltarle.
Il bambino, inizialmente, riesce a leggere solo le immagini. E le memorizza così bene, assieme a tutte le parole della narrazione, che, prima ancora che l’adulto lettore si accinga a voltare pagina per proseguire la lettura della fiaba o favola, è in grado di continuare il racconto ripetendo perfettamente le parole esposte.
Ciò accade anche di fronte agli spot pubblicitari della televisione.
Ma, prima di entrare nel tema, vorrei soffermarmi sulla molteplicità dei linguaggi di cui l’uomo si avvale.
Alcuni ritengono la parola (parlata/scritta) il linguaggio per eccellenza e gli altri linguaggi
(visivo/musicale) metalinguaggi. Altri invece, come Wagner, pensano che sia la musica la forma d’arte più elevata ed universale. Altri ancora, come Bruce Chatwin, vedono nella pittura la forma di comunicazione più alta ed artistica. Teophile Gautier in “Capitan Fracassa” afferma che la scrittura sia inferiore alla pittura poiché lo scrittore non può mostrare e rappresentare gli oggetti se non uno dopo l’altro, mentre davanti ad un quadro basta uno sguardo solo ad abbracciare tutta l’opera (apprendimento lineare della scrittura-libro; apprendimento modulare dell’immagine che è globale).
Senza voler entrare nello specifico, presupponiamo la complementarità dei linguaggi . Essi, dalla nascita alla vecchiaia, sollecitano l’individuo in continuazione.
Nei primi mesi di vita la parola, per il bambino, è solo un suono. Solo più tardi essa assumerà significati precisi che svilupperanno e collegheranno i procedimenti logici, divenendo così codice.
Quindi il rapporto del bambino con il libro si sviluppa in più fasi che possiamo sinteticamente rappresentare in:
a) lettura e rapporto con le immagini:
b) lettura di immagini più complesse di cui inizia a cogliere i particolari;
c) riconoscimento delle lettere alfabetiche e lettura-decodificazione delle
parole/codice.
Ma il termine “lettura” va inteso nella sua accezione lata.
Si può “leggere” tutto: uno sguardo, l’espressione di un volto, un paesaggio, una moda, un abbigliamento.
La lettura dell’immagine ha anch’essa un codice, che si impara a leggere da bambini. Per meglio chiarire, occorre sottolineare che l’immagine è condizionata dai contesti socio-culturali.
Honorè de Balzac racconta che nella Francia del XVII secolo presso la corte del Re Sole, presentando un quadro raffigurante il paradiso terrestre, chiesero ai due figli del re, di 4 e 6 anni, di indicare Adamo ed Eva. I prìncipi non seppero rispondere poiché in quella raffigurazione, così dissero, il “primo uomo e la prima donna non erano vestiti”. Dunque non riuscirono a distinguerli poiché i costumi erano adamitici.
Attualmente con gli strumenti di comunicazione sempre più complessi, l’adulto deve acquisire conoscenza e coscienza delle proprie responsabilità nell’aiutare il bambino a discriminare i messaggi e le immagini dei mezzi di comunicazione di massa. Infatti assistiamo giorno dopo giorno ad un’invadente colonizzazione culturale da parte delle grandi aziende internazionali.
Agli inizi degli anni ’90 in un liceo artistico di Milano è stata condotta un’indagine. Gli studenti dovevano portare a scuola un’illustrazione di tre personaggi indimenticabili della loro infanzia: Cappuccetto Rosso, Robinson Crusoe e Biancaneve.
La produzione delle immagini relative ai primi due soggetti fu diversissima, seppure rispondente a perfetti canoni estetici televisivi; mentre quella su Biancaneve fu unanime: si trattava della Biancaneve di Walt Disney. Segno che lo stereotipo disneiano era/è imperante e che si può parlare di colonizzazione culturale da parte della Disney Corporation.
Tutto ciò non può non influire sulla capacità immaginativa e creativa dei giovani, che un tempo era fortemente alimentata attraverso il racconto orale il quale, di volta in volta, apporta/va qualche piccola modificazione, liberando così l’immaginazione dell’ascoltatore.

La valenza pedagogica dell’immagine è tale che essa si riflette anche nei giochi destinati all’infanzia. Ecco dunque che, a fronte della Barbie siliconata e hollywoodiana, venduta in tutto l’Occidente e in cui si identificano milioni di bambine, nel mondo islamico è nata la sua antagonista, ovvero l’antiBarbie. Si tratta di Razanne (Scintillante Modestia), ora sul mercato in versione preghiera, fra alcuni mesi in versione insegnante e medico.
Le due bambole costituiscono il simbolo di due culture profondamente diverse ed antagoniste. La prima, quella occidentale, tesa ad uno sfrenato individualismo e consumismo, avendo smarrito il significato del suo credo evangelico e le sue radici; la seconda, islamica, la quale, seppure con le sue contraddizioni e con il tragico fondamentalismo di alcune frange, concepisce ancora l’esistenza umana come missione, come impegno religioso e sociale.
Un tempo non vi erano i colori nella carta stampata. Pertanto i libri in bianco e in nero erano poco avvincenti agli occhi di un bimbo. Solo a metà del novecento le tecniche tipografiche dell’editoria sono notevolmente migliorate e si è introdotto il colore anche nella stampa dei libri per i bambini/ragazzi.
Oggi i libri dedicati alla prima infanzia sono affascinanti, pieni di colori, di estro, di ingegno e di fantasia. Veri capolavori!
La psicanalisi ha sicuramente avuto un’influenza determinante sull’editoria per l’infanzia. Prima del suo avvento, nonostante la nostra storia sia profondamente permeata di cristianesimo, il bambino era poco considerato. Con la psicanalisi viene riconosciuto individuo, persona, degno fin dal suo concepimento. Ecco dunque da quel momento una produzione editoriale ed artistica di valore, tanto più che le scoperte scientifiche suffragavano le tesi pedagogiche dell’infanzia quale età dall’alto potenziale cognitivo.
I bimbi di oggi sono molto più stimolati e seguiti di un tempo, ma noi adulti non abbiamo ancora preso abbastanza coscienza dell’influenza esercitata dalle immagini sull’accrescimento cognitivo e dell’impatto emotivo che suscita la loro lettura.
La nostra è l’epoca della “follia delle immagini”, come sostiene lo psichiatra Vittorino Andreoli.
Di qui il disordine psichico, il dolore, a volte lacerante, il disagio avvertiti dalle nuove generazioni.
Un tempo l’immagine è stata violentemente combattuta. Due grandi religioni monoteiste, il giudaismo e l’islamismo, ancora oggi rifiutano l’immagine per rappresentare il loro Dio. Il cristianesimo, fatta eccezione degli ortodossi, dei copti e dei protestanti, ha ereditato dal mondo pagano, greco, il culto per l’iconografia. Già Papa Gregorio Magno (550), scrivendo al vescovo di Marsiglia, gli indicava di far uso delle pitture per insegnare ai fedeli i passi biblici.
Ma le immagini con tutta la vaghezza, la complessità e la molteplicità di significati non possono essere lasciate all’interpretazione e all’iniziativa personale. Occorre un mediatore che le filtri. Nel passato il mediatore era il sacerdote. Oggi per l’infanzia la funzione di mediatore responsabile e cosciente dovrebbe svolgerla l’adulto, l’insegnante, l’educatore, in primis il genitore.
L’educazione all’immagine, la lettura delle immagini diventano importantissimi nella prima fascia dell’età evolutiva poiché con esse si pongono le basi alla capacità di discriminare e di differenziare la realtà.
I programmi della scuola elementare hanno incluso un capitolo a parte su questo argomento. Nei successivi passaggi agli altri ordini di scuola esso è stato totalmente abbandonato.
E’ stato preferito lo studio della Storia dell’Arte. Ma studiare Storia dell’Arte non significa certamente che di fronte a un Picasso si riesca ad interpretarne tutta l’espressività, che si riesca a contestualizzarlo nel periodo storico, economico e sociale e nelle correnti artistiche del suo periodo.

Creazione 29/09/2004

Robero DENTI “Lasciamoli leggere” Ed. Bruno Mondadori
Monstserrat SARTO “Voglia di leggere” Ed. PIEMME, Casale Monferrato 1993
Vittorino ANDREOLI “Giovani” Ed. Rizzoli, Milano 1985
Roberto PIUMINI “Il ritratto segreto” in “Lo stralisco” Ed. Einaudi Tascabili, Torino 1995
Il Venerdì di la Repubblica del 29/10/2004

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