L’ORIENTAMENTO
Uno sguardo verso il futuro
Nella società conoscitiva il processo educativo continua per tutta la vita, in ragione sia dei progressi costanti in campo scientifico e tecnologico, sia della crescente importanza dei saperi e dei valori immateriali nella produzione di beni e servizi, sia delle spinte alla realizzazione personale.
L’istanza dell’educazione permanente - sottolinea il rapporto all'UNESCO per l’educazione del XXI secolo - deve indurre a riflettere sulla necessità di rive¬dere le caratteristiche della formazione di base e il ruolo della scuola secondaria superiore alla luce dei fondamenti dell'educazione scolastica ed extrascolastica, individuati in: imparare a conoscere, a fare, a vivere con gli altri, ad essere. Tali "pilastri" dell'educazione impongono un impegno di alto profilo alle istituzioni scolastiche rinnovate, nella misura in cui vengono riferiti ad una popolazione scolastica eterogenea, comprensiva di molteplici "diversità".
«Vola solo chi osa farlo», sostiene Sepulveda. Il sistema scolastico, che rappresenta un tassello vitale rispetto al processo di maturazione personale, deve sostenere l’itinerario di scoperta e di realizzazione del SE’, mettendo in campo le risorse educative e didattiche, personali e materiali, che possono essere reperite al proprio interno e nel territorio, prevedendone una sinergica composizione nel Piano dell'Offerta Formativa. Così l'accoglienza si traduce in conoscenza e, attraverso il progetto formativo, diviene accompagnamento che guida l’allievo a "volare" verso il futuro. La responsabilità della scuola, tesa a trasformare "l'esperienza di vita in orizzonte di attesa", assume la de¬nominazione tecnica di "orientamento". La Direttiva 487/97 del MIUR recita che “l’orientamento va inteso come azione formativa mirante a mantenere i giovani in grado di orientarsi in una società complessa, di decidere il proprio futuro (progetto esistenziale, progetto di vita) e di partecipare attivamente allo sviluppo degli ambienti vitali in cui essi scelgono di vivere e di agire”. L’orientamento, sempre nella Direttiva 487/97 del MIUR, diventa una componente strutturale dei processi educativi, non più attività laterale mirata a risolvere situazioni “patologiche”. Pertanto occorre apportare modificazioni nella didattica disciplinare perché diventi “orientativa”. L’orientamento diviene, dunque, risorsa strategica che si esplica in tante attività che, a loro volta, mirano a formare e a potenziare le capacità delle Studentesse e degli Studenti affinché conoscano se stessi, l’ambiente in cui vivono, i mutamenti culturali, socio-economici, le offerte formative, affinché possano essere protagonisti di un personale progetto di vita e partecipare allo studio, alla vita familiare e sociale in modo attivo, paritario e responsabile. Il ruolo svolto dall’orientamento scolastico e professionale è di grande importanza per la crescita di ogni persona in età scolare, ma diviene determinante ai fini della prevenzione della marginalità e dunque della dispersione, di fronte a vecchie e nuove povertà, nonché nella tutela delle fasce deboli della popolazione scolarizzata. Un errato orientamento reca con sé conseguenze più gravi per chi dispone di minori sostegni, soprattutto in caso di espulsione dal sistema formativo scolastico. I giovani, attraverso la ricerca del loro futuro, ricercano se stessi e il significato della propria esistenza.
Prima di delineare sinteticamente alcune dimensioni che rendono il sistema scolastico nel suo complesso orientativo per tutti gli studenti, è bene ricordare che, a differenza di altri Paesi europei come Francia, Svizzera, Germania, l’Italia ha rifiutato l'ipotesi di creare apposite "classi di osservazione" e/o "classi speciali" per allievi che appartengono a gruppi sociali deboli. Occorre allora lavorare coerentemente per rendere la loro frequenza nelle classi comuni significa¬tiva ai fini della promozione dello sviluppo personale.
Nella pro¬spettiva orientativa gli alunni imparano a conoscere meglio se stessi e a saper scegliere quando vengono resi partecipi degli obiettivi da raggiungere; quando sono invitati a scegliere tra una serie di attività di apprendimento quelle meglio rispondenti ai loro inte¬ressi; quando sono messi in condizione di autovalutarsi; quando pos¬sono partecipare a iniziative a carattere interdisciplinare, che antici¬pano le modalità di svolgimento del lavoro adulto; quando imparano a lavorare in gruppo, armonizzando così le differenti attitudini nella realizzazione di un progetto comune; quando acquisiscono un metodo di studio personale; quando vengono loro proposti feedback tempe¬stivi e specifici riguardo ai loro interessi e attitudini.
La scuola può essere tutta orientativa nella misura in cui, nelle sue varie articolazioni - scuola dell'infanzia, primaria e se¬condaria - è in grado di elaborare una progettazione educativa e percorsi formativi personalizzati ricchi di proposte sul piano disciplinare e formativo, che aiutano ogni studente, anche in situazione di difficoltà, a scoprire e a discriminare le proprie attitudini. In particolare, la progettazione non deve escludere l'allievo, anche disabile, dalle esperienze scolasti¬che rivolte alla classe. Dal punto di vista metodologico e didattico è fondamentale che i docenti mantengano una costante sinergia tra attività intellettuale e at¬tività manuale, alternando nel processo di insegnamento proposte di esperienze globali e di applicazione su compiti specifici. Sostiene in proposito Vico: «Quante volte abbiamo osservato alunni instabili, di¬struttivi ed impulsivi pervenire gradualmente al rispetto per le cose dopo l'educazione al lavoro e in seguito alla progettazione e alla esecuzione di un progetto concreto». Soprattutto nella pubertà un’attività impostata attraverso tali accorgimenti metodologici e didattici è idonea a «sollecitare e a fare riemergere nell'alunno automatismi di base e capacità acquisite negli anni della fanciullezza e ormai allo stato solo latente o di atrofizzazione in atto, in seguito al venire meno di motiva¬zioni adeguate, all'accentuarsi di esercizi ripetitivi e alla carenza di prospettive di attività concrete, finalizzate alla produzione di cose belle e utili». Inoltre occorre che i docenti si impegnino ad "attualizzare e contestualizzare" il sa¬pere scolastico, cercando nella realtà ambientale collegamenti e riscon¬tri rispetto alle conoscenze acquisite tramite i libri di testo. In relazione all'età degli allievi, si possono proporre attività di edu¬cazione all'immagine o contenuti di storia dell'arte esclusivamente ri¬manendo all'interno dell'aula scolastica, oppure andando a visitare di¬rettamente mostre, o gallerie, o esposizioni che il territorio offre, eventualmente “rivisitandole”, in seguito, attraverso la rete informatica.
La conoscenza "in situazione" delle molteplici ri¬sorse culturali e ambientali presenti nell'extrascuola è in grado di coin¬volgere globalmente tutte le dimensioni della personalità dell'allievo, favorendo l'incremento della motivazione, sollecitando il consolidamento degli apprendimenti cognitivi e promuovendo l'esercizio del pensiero criti¬co.
Anche il processo di valutazione ha una funzione orientativa, se, relati¬vamente all'area cognitiva, non si limita al censimento delle lacune ma indica all'allievo le condizioni da curare per migliorare l’apprendimento; se definisce i progressi nelle acquisizioni del patrimonio di conoscenze, con riferimento non solo ai contenuti del sapere, ma anche al metodo di studio e ai linguaggi utilizzati. In tal senso costituirà risorsa strategica determinante per promuovere il successo scolastico e formativo. La valutazione ha altresì riflessi positivi sull'intero processo di maturazione della personalità, se favorisce la costruzione di un concetto realistico di sé e di conseguenza se contribuisce a promuovere un’equilibrata vita di relazione e la motivazione verso le future scelte personali.
Nel prefigurare le prospettive del futuro - scolastiche o professionali - occorre tenere conto dell'esperienza formativa pregressa, breve o lunga che sia. Superando i rischi dell’autoreferenzialità, che vedono le istituzioni scolastiche autonome maggiormente esposte rispetto alla scuola tradizionale, è chiaro che ogni grado di scolarizzazione rappresenta un segmento, un tassello, il quale deve collocarsi armo¬nicamente nei confronti dell’iter formativo del soggetto.
Pertanto la progettazione della scuola deve richiamare i docenti all'importanza di mantenere rapporti di continuità educativa, didattica e organizzativa con gli ordini di scuola precedenti per meglio configurare gli studenti nelle loro attitudini, vocazioni, inclinazioni e per meglio orientarli. Un rilievo particolare spetta alla cura della documentazione di passaggio degli allievi. Con ciò si vuole intendere la costruzione e l'aggiornamento di un dossier personale dell'alunno, il portfolio - comprensivo di rapporti, griglie, elaborati, informazioni, provenienti da una pluralità di fonti - che non testimoni la celebrazione di un rito formale, ma fornisca materiali realmente rappresentativi, utili a ricostruire il per¬corso narrativo dello svolgersi dell'identità, ponendo in luce le atti¬tudini e gli interessi. Il portfolio, o libretto formativo del cittadino, costituisce a tutti gli effetti strumento di diagnosi, di prognosi, di valutazione, di certificazione e di orientamento per tutti gli allievi, anche per quelli in situazione di handicap. Tale do¬cumentazione comprende, senza esaurirsi in essi, la diagnosi funzionale, il profilo dinamico funzionale, il piano educativo personalizzato, eventuali progetti di continuità, redatti in modo preciso, analitico, sostanzialmente efficace e non ambiguo. Va inoltre tenuto presente che l'allievo stesso, come i suoi genitori, va interpellato nella predisposizione della documentazione progettuale che lo riguarda tutte le volte in cui ciò si rende possibile e, comunque, in modo si¬stematico, a partire dagli ultimi anni del ciclo dell'obbligo. Ciò comporta che, di norma, la documentazione sia accessibile e fruibile dallo Studente interessato, perché egli possa rintracciare il percorso svolto e rivisitarlo con consapevolezza.
Nell'ambito del portfolio, trova una colloca¬zione privilegiata la testimonianza documentale delle esperienze si¬gnificative e dei crediti formativi e scolastici, che l'allievo matura durante il processo di istruzione e di educazione. I documenti evidenziano le sue inclinazioni, vocazioni ed interessi. Essi suggeriscono indicazioni ai fini dell'orientamento.
Nell'esercizio della loro autonomia, le scuole di ogni ordine e grado dovrebbero prevedere nel piano dell'offerta formativa attività di orientamento da inserire organicamente nei curricoli di studio, valorizzando il ruolo della didattica orientativa e della continuità educativa.
Nella progettazione e nella realizzazione di ciò si potrebbero ipotizzare azioni come:
1 - la realizzazione delle iniziative di orientamento all'interno delle attività curricolari;
2 - l'attribuzione di precise funzioni relative agli interventi da svolgere con l'individuazione dei referenti e delle loro responsabilità;
3 - la formazione dei docenti sui temi dell'orientamento con riferimento all'organizzazione scolastica, alle abilità relazionali nel rapporto educativo, alla didattica orientativa e all'impiego delle tecnologie didattiche;
4 - l'informazione e il supporto alle famiglie e agli studenti, sostegno delle loro autonome iniziative; 5 - le iniziative di alternanza studio-lavoro, di esperienze diverse nel sociale e nel volontariato;
6 - lo sviluppo di iniziative di preparazione e di verifica della scelta degli studi universitari, con
particolare riferimento alle preiscrizioni;
7 - lo svolgimento delle attività complementari di cui all'art. 1, comma 2 del D.P.R. 567/96.
Le azioni vanno progettate sulla base della conoscenza delle caratteristiche dei soggetti da orientare, delle loro motivazioni, degli ambienti sociali in cui le scuole operano; esse vanno integrate con gli interventi mirati a favorire il successo formativo.
Per rendere più efficaci le azioni di orientamento, gli Organi Collegiali potranno adottare articolazioni organizzative, quali dipartimenti disciplinari, gruppi di ricerca e commissioni di lavoro; mentre i Dirigenti Scolastici promuoveranno lo sviluppo di rapporti interistituzionali con le università, gli enti locali e gli altri soggetti pubblici e privati interessati.
Concludendo
• l’Orientamento deve partire dal 1° Ciclo.
• l’Orientamento va inteso quale prassi didattica
• l’Orientamento va vissuto come azione di sistema integrato, che vede coinvolti Università, Regioni, UU.SS.RR., EE.LL., Uffici per l’Impiego
Creazione 30/01/2006
Uno sguardo verso il futuro
Nella società conoscitiva il processo educativo continua per tutta la vita, in ragione sia dei progressi costanti in campo scientifico e tecnologico, sia della crescente importanza dei saperi e dei valori immateriali nella produzione di beni e servizi, sia delle spinte alla realizzazione personale.
L’istanza dell’educazione permanente - sottolinea il rapporto all'UNESCO per l’educazione del XXI secolo - deve indurre a riflettere sulla necessità di rive¬dere le caratteristiche della formazione di base e il ruolo della scuola secondaria superiore alla luce dei fondamenti dell'educazione scolastica ed extrascolastica, individuati in: imparare a conoscere, a fare, a vivere con gli altri, ad essere. Tali "pilastri" dell'educazione impongono un impegno di alto profilo alle istituzioni scolastiche rinnovate, nella misura in cui vengono riferiti ad una popolazione scolastica eterogenea, comprensiva di molteplici "diversità".
«Vola solo chi osa farlo», sostiene Sepulveda. Il sistema scolastico, che rappresenta un tassello vitale rispetto al processo di maturazione personale, deve sostenere l’itinerario di scoperta e di realizzazione del SE’, mettendo in campo le risorse educative e didattiche, personali e materiali, che possono essere reperite al proprio interno e nel territorio, prevedendone una sinergica composizione nel Piano dell'Offerta Formativa. Così l'accoglienza si traduce in conoscenza e, attraverso il progetto formativo, diviene accompagnamento che guida l’allievo a "volare" verso il futuro. La responsabilità della scuola, tesa a trasformare "l'esperienza di vita in orizzonte di attesa", assume la de¬nominazione tecnica di "orientamento". La Direttiva 487/97 del MIUR recita che “l’orientamento va inteso come azione formativa mirante a mantenere i giovani in grado di orientarsi in una società complessa, di decidere il proprio futuro (progetto esistenziale, progetto di vita) e di partecipare attivamente allo sviluppo degli ambienti vitali in cui essi scelgono di vivere e di agire”. L’orientamento, sempre nella Direttiva 487/97 del MIUR, diventa una componente strutturale dei processi educativi, non più attività laterale mirata a risolvere situazioni “patologiche”. Pertanto occorre apportare modificazioni nella didattica disciplinare perché diventi “orientativa”. L’orientamento diviene, dunque, risorsa strategica che si esplica in tante attività che, a loro volta, mirano a formare e a potenziare le capacità delle Studentesse e degli Studenti affinché conoscano se stessi, l’ambiente in cui vivono, i mutamenti culturali, socio-economici, le offerte formative, affinché possano essere protagonisti di un personale progetto di vita e partecipare allo studio, alla vita familiare e sociale in modo attivo, paritario e responsabile. Il ruolo svolto dall’orientamento scolastico e professionale è di grande importanza per la crescita di ogni persona in età scolare, ma diviene determinante ai fini della prevenzione della marginalità e dunque della dispersione, di fronte a vecchie e nuove povertà, nonché nella tutela delle fasce deboli della popolazione scolarizzata. Un errato orientamento reca con sé conseguenze più gravi per chi dispone di minori sostegni, soprattutto in caso di espulsione dal sistema formativo scolastico. I giovani, attraverso la ricerca del loro futuro, ricercano se stessi e il significato della propria esistenza.
Prima di delineare sinteticamente alcune dimensioni che rendono il sistema scolastico nel suo complesso orientativo per tutti gli studenti, è bene ricordare che, a differenza di altri Paesi europei come Francia, Svizzera, Germania, l’Italia ha rifiutato l'ipotesi di creare apposite "classi di osservazione" e/o "classi speciali" per allievi che appartengono a gruppi sociali deboli. Occorre allora lavorare coerentemente per rendere la loro frequenza nelle classi comuni significa¬tiva ai fini della promozione dello sviluppo personale.
Nella pro¬spettiva orientativa gli alunni imparano a conoscere meglio se stessi e a saper scegliere quando vengono resi partecipi degli obiettivi da raggiungere; quando sono invitati a scegliere tra una serie di attività di apprendimento quelle meglio rispondenti ai loro inte¬ressi; quando sono messi in condizione di autovalutarsi; quando pos¬sono partecipare a iniziative a carattere interdisciplinare, che antici¬pano le modalità di svolgimento del lavoro adulto; quando imparano a lavorare in gruppo, armonizzando così le differenti attitudini nella realizzazione di un progetto comune; quando acquisiscono un metodo di studio personale; quando vengono loro proposti feedback tempe¬stivi e specifici riguardo ai loro interessi e attitudini.
La scuola può essere tutta orientativa nella misura in cui, nelle sue varie articolazioni - scuola dell'infanzia, primaria e se¬condaria - è in grado di elaborare una progettazione educativa e percorsi formativi personalizzati ricchi di proposte sul piano disciplinare e formativo, che aiutano ogni studente, anche in situazione di difficoltà, a scoprire e a discriminare le proprie attitudini. In particolare, la progettazione non deve escludere l'allievo, anche disabile, dalle esperienze scolasti¬che rivolte alla classe. Dal punto di vista metodologico e didattico è fondamentale che i docenti mantengano una costante sinergia tra attività intellettuale e at¬tività manuale, alternando nel processo di insegnamento proposte di esperienze globali e di applicazione su compiti specifici. Sostiene in proposito Vico: «Quante volte abbiamo osservato alunni instabili, di¬struttivi ed impulsivi pervenire gradualmente al rispetto per le cose dopo l'educazione al lavoro e in seguito alla progettazione e alla esecuzione di un progetto concreto». Soprattutto nella pubertà un’attività impostata attraverso tali accorgimenti metodologici e didattici è idonea a «sollecitare e a fare riemergere nell'alunno automatismi di base e capacità acquisite negli anni della fanciullezza e ormai allo stato solo latente o di atrofizzazione in atto, in seguito al venire meno di motiva¬zioni adeguate, all'accentuarsi di esercizi ripetitivi e alla carenza di prospettive di attività concrete, finalizzate alla produzione di cose belle e utili». Inoltre occorre che i docenti si impegnino ad "attualizzare e contestualizzare" il sa¬pere scolastico, cercando nella realtà ambientale collegamenti e riscon¬tri rispetto alle conoscenze acquisite tramite i libri di testo. In relazione all'età degli allievi, si possono proporre attività di edu¬cazione all'immagine o contenuti di storia dell'arte esclusivamente ri¬manendo all'interno dell'aula scolastica, oppure andando a visitare di¬rettamente mostre, o gallerie, o esposizioni che il territorio offre, eventualmente “rivisitandole”, in seguito, attraverso la rete informatica.
La conoscenza "in situazione" delle molteplici ri¬sorse culturali e ambientali presenti nell'extrascuola è in grado di coin¬volgere globalmente tutte le dimensioni della personalità dell'allievo, favorendo l'incremento della motivazione, sollecitando il consolidamento degli apprendimenti cognitivi e promuovendo l'esercizio del pensiero criti¬co.
Anche il processo di valutazione ha una funzione orientativa, se, relati¬vamente all'area cognitiva, non si limita al censimento delle lacune ma indica all'allievo le condizioni da curare per migliorare l’apprendimento; se definisce i progressi nelle acquisizioni del patrimonio di conoscenze, con riferimento non solo ai contenuti del sapere, ma anche al metodo di studio e ai linguaggi utilizzati. In tal senso costituirà risorsa strategica determinante per promuovere il successo scolastico e formativo. La valutazione ha altresì riflessi positivi sull'intero processo di maturazione della personalità, se favorisce la costruzione di un concetto realistico di sé e di conseguenza se contribuisce a promuovere un’equilibrata vita di relazione e la motivazione verso le future scelte personali.
Nel prefigurare le prospettive del futuro - scolastiche o professionali - occorre tenere conto dell'esperienza formativa pregressa, breve o lunga che sia. Superando i rischi dell’autoreferenzialità, che vedono le istituzioni scolastiche autonome maggiormente esposte rispetto alla scuola tradizionale, è chiaro che ogni grado di scolarizzazione rappresenta un segmento, un tassello, il quale deve collocarsi armo¬nicamente nei confronti dell’iter formativo del soggetto.
Pertanto la progettazione della scuola deve richiamare i docenti all'importanza di mantenere rapporti di continuità educativa, didattica e organizzativa con gli ordini di scuola precedenti per meglio configurare gli studenti nelle loro attitudini, vocazioni, inclinazioni e per meglio orientarli. Un rilievo particolare spetta alla cura della documentazione di passaggio degli allievi. Con ciò si vuole intendere la costruzione e l'aggiornamento di un dossier personale dell'alunno, il portfolio - comprensivo di rapporti, griglie, elaborati, informazioni, provenienti da una pluralità di fonti - che non testimoni la celebrazione di un rito formale, ma fornisca materiali realmente rappresentativi, utili a ricostruire il per¬corso narrativo dello svolgersi dell'identità, ponendo in luce le atti¬tudini e gli interessi. Il portfolio, o libretto formativo del cittadino, costituisce a tutti gli effetti strumento di diagnosi, di prognosi, di valutazione, di certificazione e di orientamento per tutti gli allievi, anche per quelli in situazione di handicap. Tale do¬cumentazione comprende, senza esaurirsi in essi, la diagnosi funzionale, il profilo dinamico funzionale, il piano educativo personalizzato, eventuali progetti di continuità, redatti in modo preciso, analitico, sostanzialmente efficace e non ambiguo. Va inoltre tenuto presente che l'allievo stesso, come i suoi genitori, va interpellato nella predisposizione della documentazione progettuale che lo riguarda tutte le volte in cui ciò si rende possibile e, comunque, in modo si¬stematico, a partire dagli ultimi anni del ciclo dell'obbligo. Ciò comporta che, di norma, la documentazione sia accessibile e fruibile dallo Studente interessato, perché egli possa rintracciare il percorso svolto e rivisitarlo con consapevolezza.
Nell'ambito del portfolio, trova una colloca¬zione privilegiata la testimonianza documentale delle esperienze si¬gnificative e dei crediti formativi e scolastici, che l'allievo matura durante il processo di istruzione e di educazione. I documenti evidenziano le sue inclinazioni, vocazioni ed interessi. Essi suggeriscono indicazioni ai fini dell'orientamento.
Nell'esercizio della loro autonomia, le scuole di ogni ordine e grado dovrebbero prevedere nel piano dell'offerta formativa attività di orientamento da inserire organicamente nei curricoli di studio, valorizzando il ruolo della didattica orientativa e della continuità educativa.
Nella progettazione e nella realizzazione di ciò si potrebbero ipotizzare azioni come:
1 - la realizzazione delle iniziative di orientamento all'interno delle attività curricolari;
2 - l'attribuzione di precise funzioni relative agli interventi da svolgere con l'individuazione dei referenti e delle loro responsabilità;
3 - la formazione dei docenti sui temi dell'orientamento con riferimento all'organizzazione scolastica, alle abilità relazionali nel rapporto educativo, alla didattica orientativa e all'impiego delle tecnologie didattiche;
4 - l'informazione e il supporto alle famiglie e agli studenti, sostegno delle loro autonome iniziative; 5 - le iniziative di alternanza studio-lavoro, di esperienze diverse nel sociale e nel volontariato;
6 - lo sviluppo di iniziative di preparazione e di verifica della scelta degli studi universitari, con
particolare riferimento alle preiscrizioni;
7 - lo svolgimento delle attività complementari di cui all'art. 1, comma 2 del D.P.R. 567/96.
Le azioni vanno progettate sulla base della conoscenza delle caratteristiche dei soggetti da orientare, delle loro motivazioni, degli ambienti sociali in cui le scuole operano; esse vanno integrate con gli interventi mirati a favorire il successo formativo.
Per rendere più efficaci le azioni di orientamento, gli Organi Collegiali potranno adottare articolazioni organizzative, quali dipartimenti disciplinari, gruppi di ricerca e commissioni di lavoro; mentre i Dirigenti Scolastici promuoveranno lo sviluppo di rapporti interistituzionali con le università, gli enti locali e gli altri soggetti pubblici e privati interessati.
Concludendo
• l’Orientamento deve partire dal 1° Ciclo.
• l’Orientamento va inteso quale prassi didattica
• l’Orientamento va vissuto come azione di sistema integrato, che vede coinvolti Università, Regioni, UU.SS.RR., EE.LL., Uffici per l’Impiego
Creazione 30/01/2006
Nessun commento:
Posta un commento