mercoledì 11 marzo 2009

Il piacere della lettura.1

La lettura come piacere

La lettura è importante nell’infanzia, età in cui il bambino va educato all’attesa, quando l’attesa è l’eterno-presente, quando il tempo è il tempo della famiglia, il tempo onirico, il tempo circolare.
Allora il libro per il bambino diventa la materia, il luogo che lo può accogliere, il luogo in cui vive i suoi segreti, il luogo in cui è protetto e in cui nessuno lo può imbrogliare, il luogo in cui può proiettare le sue angosce, le sue paure.
Infatti il rapporto che il bambino vive con il libro è lo stesso rapporto che vive con la madre. Il libro gli consente la costruzione delle strutture cognitive, che confluiranno nell’edificazione dell’IO.
Ma la lettura è ancor più importante per l’adolescenza, quando nella fase della trasformazione biologica ed istintuale riemerge il principio del piacere e la sconfitta del dispiacere, quando il tempo da circolare diventa lineare.
La lettura diventa in quel momento importante poiché il bambino, divenuto ragazzo che cresce, ma che non vuole crescere e che ha paura di crescere, sospende i legami affettivi con la famiglia, con i genitori, che contesta, per costruire una sua NUOVA IDENTITÀ.
Proprio allora, quando il giovane vive un lutto, quando “disprezza” l’infanzia, la famiglia esterna e il corpo, la lettura può aiutarlo a proiettare e a dissolvere le sue turbolente conflittualità.
Ancora una volta la lettura e la MATERIA-LIBRO diventano il luogo che accoglie, che non tradisce, che conosce il segreto del lettore.
La lettura si trasforma in luogo del SILENZIO, capace di spegnere i “comportamenti rumorosi”, causati dall’occupazione dello spazio dei giovani da parte di adulti invasivi ed invadenti.
Così il libro, la lettura diventano il luogo che aiuta l’adolescente a proiettarsi e a riconoscersi per una migliore valorizzazione del Sé, per la costruzione della sua identità.

Il libro è attesa, magia, mistero e in “lui” si rispecchia il mistero e la magia che ogni bambino/giovane porta con sé, in quanto persona.
Il libro, e con esso la lettura, è il luogo, lo spazio intermedio, che separa per unire agli altri.
La lettura, anche quando è ad alta voce, ovvero racconto, è SILENZIO, ovvero ASCOLTO dell’ALTRO.
La lettura è luogo privilegiato all’ascolto; è momento di sospensione del giudizio; è momento cui aggrapparsi al risveglio al mattino.
Riscoprire e valorizzare il libro e il piacere della lettura è urgente in un’epoca, la nostra, in cui il tempo si è dilatato, è uscito dai suoi cardini, è sempre tanto poco; mentre troppe sono le parole, minacciose parole, che colmano il vuoto, il vuoto che ci circonda.
Il libro, così, diventa tempo sospeso, tempo onirico.

Il libro è SOGNO, è AVVENTURA senza rischio, è VIAGGIO con “biglietto di andata e ritorno”.
Attraverso il libro il bambino/ragazzo può tuffarsi in un oceano di emozioni; può librarsi in voli di infinite esplorazioni e conoscenze; può penetrare, scandagliare il mistero dell’animo umano.
In una società profana, circondata dalla follia delle immagini, dal frastuono dei rumori, il libro e la lettura restituiscono valore alla persona. La raccontano, recuperando l’unico vero valore: NOI PERSONA, al di fuori del quale non vi è altro .
Sicuramente tutti sono d’accordo sull’esigenza di recuperare l’infanzia e l’adolescenza al piacere della lettura. Forse diversa sarà la valutazione dei mezzi necessari a raggiungere l’obiettivo. Ma se di “piacere della lettura” vogliamo parlare, non possiamo non contemplare la “libertà di lettura”, che di per sé implica la massima disponibilità di testi/libri e l’assoluta autonomia di scelta. Dunque, una lettura non didattica; ma una lettura espressiva, evocatrice di emozioni, di immaginazione, di empatia.
E’ pur vero che alla base della “libertà di lettura” ci deve essere una solida preparazione tecnico-didattica, ma con ciò non bisogna confondere che ogni attività di lettura debba ricondursi ad una mera funzione didattica.
Il professor Roberto Denti, direttore scientifico della Fondazione “Il Battello a vapore”, ad esempio, aborrisce i testi scolastici, poiché appesantiti da apparati didattici, da note e così via, che , a suo dire, allontanano i giovani dalla lettura, dal libro, facendoli disamorare. Personalmente opererei una distinzione fra la “lettura funzionale alla didattica” e la “lettura piacere”.

Nella mia esperienza di insegnante ho incontrato molti ragazzi che, non essendo allenati alla lettura e per questo “lenti e pigri”, amavano e amano più i brani antologici che i testi di narrativa della “biblioteca” instituita in classe. Ciò perché i primi sono brevi e si possono leggere tutto d’un fiato. Quindi anch’essi, al di là della funzione didattica esperita, svolgono l’importante ruolo di avvicinare e avvincere il ragazzo al piacere della lettura.

Oggi la lettura è un diritto di tutti, almeno nei paesi democratici ed evoluti. Lontano è il tempo in cui era privilegio di pochi. Si ricordi a proposito “Il viaggio di Pulcinella” in “Autobiografia e Dialoghetti” di Monaldo Leopardi, in cui il marchese, padre di Giacomo, riteneva che la causa dello “sconquassamento “del mondo fosse la troppa diffusione delle lettere e quel pizzicore di letteratura che “è entrato ancora nelle ossa dei pescivendoli e degli stallieri.” E lontana è la geografia di quei territori dove i libri sono, oppure sono stati, bruciati.

La lettura nasce con la scrittura. E la scrittura, … dalla cuneiforme sull’argilla, …al geroglifico sul papiro, …all’alfabeto sulle tavole di cera e sulla pergamena, … porta alla carta, al libro. Essa da sempre ha sostituito il racconto. Prima della scrittura tutto era raccontato a voce.
La lettura è nata ad alta voce; è nata per gli altri, non per se stessi. Si ricordi che pochi sapevano leggere. Di qui la sua alta funzione sociale.
Nel Medioevo uno dei passatempi preferiti nelle corti era la lettura dei poemi, come la “Chancon de geste” etc..
E’ quindi giusto che la lettura riacquisti la sua vocazione primaria: raccontare ..”AD ALTA VOCE”…
La lettura ad alta voce non costituisce un obiettivo didattico, ma è un traguardo di crescita; è dono; è offerta di un’intimità.
E’ un DONO che non trova compimento in una restituzione.
La lettura “ad alta voce” è anche un’esperienza estremamente fisica e corporea, poiché fluisce non solo dalla voce ma da tutto il corpo. Corporea è la voce; corporeo è l’orecchio che ascolta.
La lettura ad alta voce va intesa come contatto, comunione, relazione fra anime per partecipare ad uno stesso segreto. Ma, nel contempo, comporta un mettersi in gioco, un margine di rischio personale, in cui tutti sono coinvolti, e perciò in gioco, tanto chi legge, quanto chi ascolta. La lettura, dunque, è anche CORALITA’, ma con percorsi del tutto individuali, poiché personale è la risonanza che le parole lette possono evocare in noi; personali ed individuali sono l’immaginazione, la capacità di immedesimazione e di fantasticare. Personale e individuale è l’empatia che le parole lette suscitano.

Con la lettura noi ci apriamo a pensieri nuovi e a sentimenti nuovi, ci proiettiamo all’esplorazione di spazi che avvolgono il mistero.

La lettura è anima, è dimensione assolutamente interiore.
(continua)
Creazione 1/09/2004
Pubblicato su “Il Monitore” N. 4 - Dicembre 2004

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